lunedì 16 luglio 2007

Sonetto 18

Sonetto 18
(William Shakespeare)

Ti comparerò dunque a giornata d'estate?
Tu sei ben più leggiadro e meglio temperato:
Ruvidi venti sferzano i soavi boccioli di maggio
E il termine d'estate troppo ha breve durata;
Troppo ardente talvolta splende l'occhio del cielo,
E sovente velato è il suo aureo sembiante,
E ogni bellezza alla fine decade dal suo stato,
Spoglia dal caso, o dal mutevole corso di natura:
Ma la tua eterna estate non potrà mai svanire
Né perdere il possesso delle tue bellezze,
Né la Morte vantarsi di averti nell'ombra sua,
Poiché tu crescerai nel tempo in versi eterni.
Sin che respireranno uomini, e occhi vedranno
Di altrettanto vivranno queste rime, se a te daranno vita.


Mi pareva significativo chiudere così.
Baci,
Spooky


1 commento:

  1. Shall I compare thee to a summer's day?

    Thou art more lovely and more temperate:

    Rough winds do shake the darling buds of May,

    And summer's lease hath all too short a date:

    Sometime too hot the eye of heaven shines,

    And often is his gold complexion dimm'd;

    And every fair from fair sometime declines,

    By chance or nature's changing course untrimm'd;

    But thy eternal summer shall not fade

    Nor lose possession of that fair thou owest;

    Nor shall Death brag thou wander'st in his shade,

    When in eternal lines to time thou growest:

    So long as men can breathe or eyes can see,

    So long lives this and this gives life to thee.


    -- William Shakespeare

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