lunedì 25 aprile 2011

Auto-convincimento

Domani lavoro. Non so perchè lo sto prendendo così male. Forse perchè non mi ci trovo, forse perchè lo sento come un dovere che non mi da nulla, oltre che ansia. Ogni volta che entro lì dentro, boccheggio.
Non mi sento un genio quando faccio ripetizioni, ma mi sembra di riuscire a far imparare qualcosa al ragazzo a cui insegno. Mi sembra di riuscire a fargli capire, almeno un pò, la nostra lingua.

Questa cosa invece la odio. Non mi piace. Vedo che praticamente non riesco a farla, ad impararla, anche se è elementare. Vado a letto pensando ai bei momenti che mi ha regalato questo fine settimana, alle prospettive di quella appena entrata. Solo due giorni, in effetti, e me ne andrò a Londra, il che è fantastico.
Eppure...
Simo ieri mi ha detto "la vita prima di tutto", o una cosa del genere. Il concetto era: se fai un lavoro che ti angoscia, che ti fa stare male, che ti rende infelice, meglio non farlo. Non lo so. Una parte di me prega che abbia ragione, l'altra... l'altra sa che non è così. Che bisgona lavorare, per poter fare altro, che bisogna stringere i denti e chinare il capo.
Devo fare quello stage. Devo metterci anima e corpo. Per uscire da questa gabbia... per ricominciare a respirare.
Io posso fare altro. Io devo fare altro. Questo è solo un momento. Devo stringere i denti, ed impegnarmi in altro. Finire la tesi. Entrare in quello stage. Fare altro.

Questa settimana, e poi... poi voglio che il lavoro sia solo un impegno necessario, tra le cose che devo e che voglio fare per realizzarmi. Mettere mano alla tesi, seriamente, impegnarmi col doppiaggio, con le traduzioni. Stringere i denti.
Io non voglio fare questo nella vita. Non voglio.
Devo costruirmi un altro futuro.
Devo costruirmi un'altra vita.
La mia. La nostra.

Spooky



venerdì 15 aprile 2011

To Max, with... me

Insomma, alla fine c'è sempre qualcosa che voglio dire. Qualcosa che sento esplodere dentro di me, e che devo necessariamente tirare fuori. Sarà questo lo scrivere? Il dover condividere? Ieri ho riletto una cosa scritta anni fa, e mi sono venuti i brividi per quanto fosse scritta male. Ma non importa, sto divagando. Questa devo proprio raccontarvela. Non so poi il perchè, magari perchè la mia "storia con Truman" è stata talmente tanto pubblica, bistrattata, usata, che non dirvene più gli sviluppi sembrerebbe sciocco, o solo ingiusto. Sarà che ho voglia di parlare di lui. Sarà che, nonostante tutto, ha ragione Ric: c'è qualcosa, nel primo amore, o meglio, nella "cotta adolescenziale", che resta, e che brucia... e che merita attenzione, comunque, sempre, anche a distanza di anni, anche se non fa più male.
O forse sono io. Anzi, probabilmente sono io. Sono io, e Max. Io, ed il mio Truman. Io, e il diavoletto dispettoso che ho creato per ricordare il mio nome, sia mai dovessi dimenticarmene. Io, e la mia anima bambina. Perchè, dopotutto, è Max, è sempre stata lui, la mia assenzafragile.

Insomma, giro su facebook, così. E visto che sto aspettando che la mia potentissima adsl carichi Cassl (no, non l'ho scritto male... Castle è Cassl, sempre, comunque, il mio mitico, vanitoso, geniale, e totalmente selfish Cassl!), mi snoo messa a cercare Max su fb. Non vi allarmate: è una cosa che faccio, ad intervalli irregolari, solo per curiosità. O forse per controllare. Chi lo sa, magari mi aspetto che un giorno la vita gli vada tanto male da costringerlo a ripensare a me... magari spero ancora che... ma sto speculando.
Diciamo solo che sono una alla quale non piace arrivare seconda. Figurarsi perdere. E che Truman è stato un fallimento su tutta la linea, un fallimento mio, della mia anima e del mio cuore, nel giudicarlo, nel costruirlo, nel gestirlo ovviamente. Sarà che sono un tipo ossessivo-compulsivo.
Comunque, digito e premio invio. E cosa scopro? Che non ha solo un profilo, ma una pagina in cui promuove il suo corso di teatro. Corso di teatro!! Lui! Il mio Max!! Folle.

Insomma, in un certo senso sono anche fiera. Qualche giorno fa a Termini ho incontrato per caso Nicola. Non ricordo neanche più il suo cognome. E' cresciuto da morire. Ero sulle scale di uscita della metro, e mi trovo davanti questo ragazzone vestito un pò alla Francesco (compagno di università a Verona), con un gilè tipicamente gay. Mi sono detta "ecco un altro di quelli che abbiamo perso!" così, tanto per farmi una risata mentale. Fatalità gli ero proprio dietro, e gli ho guardato le mani: sapete, per me sono un'ottimo indizio per capire se qualcuno sia gay. Non so perchè, ma mi aiutano. Insomma, Nicola ha due manone da uomo rude e virile. Mi sono detta "ah, magari mi sbaglio allora". Finita lì. Poi mi trovo sulle scale mobili, e sento un tizio che parla. La voce mi ricorda quella di Max, così mi giro... e scopro che il tipo col gilè non è "un tipo con un gilè", ma Nicola. Il Nicola di Max. Il Nicola-Avere, contro l'Essere-Max.
Mi sono scoperta a fissarlo e sorridere. E' cresciuto, sempre magro come un chiodo, bel taglio di capelli, voce ancora un pò stridula, ma meno di quando era adolescente. Non lo so, mi ha fatto piacere. Avrei voluto fermarlo, e semplicemente chiedere una conferma: "scusa, ti chiami Nicola, vero? E'... è che un tempo tu hai fatto parte della mia vita, anche se non lo hai mai saputo". Fico, non trovate? Se una persona venisse da me dicendomi una cosa del genere, le offrirei un caffè e mi farei raccontare tutta la storia.
Ma io non ho avuto il coraggio di chiedere conferme, e forse lui non mi avrebbe offerto nessun caffè.

Comunque, tutta questa storia forse viene fuori adesso perchè domani vado a vedere un suo spettacolo. Sono... sì, sono cinque anni che non vedo Max. Cinque anni. Si può morire, in cinque anni. Si può anche rinascere, in effetti. Io sono rinata. Ma sta di fatto che... che sono ancora qui, a scrivere di lui, giusto? Quindi non tutto è cambiato. Sono rimaste le mie mani, la mia voglia di scrivere (anche se consumata, provata, liofilizzata da.... da cosa? Dal destino? Dagli eventi? O semplicemente dall'incapacità di... conbattere?), le mie paure, le mie fobie.
E' rimasto Max. Oh, lui è rimasto. Lui rimane sempre.

Tempo fa ho avuto una conversazione non molto piacevole con Ric. Non stavamo litigando, mi stava... esponendo dei fatti. Ricordo gl occhi lucidi, mentre torturavo un rigatone broccoli e salciccia. Ho un'immagine molto simile nella mia memoria, il mio primo ricordo in effetti: io che mi riprendo dallo spavento dopo che Paola ha fatto tardi per la mensa dell'asilo, ed io avevo pianto disperata perchè pensavo mi avesse lasciato lì. Un rigatone, ma la pasta era in bianco, quella volta.
Comunque, la conversazione era stata... rivelatrice, in un certo senso. Del fatto che Ric mi ami, incondizionatamente, e del fatto di come io... abbia dei difetti. Dei difetti che non pensavo di avere. Delle mancanze che non pensavo di avere. E' stato brutto, anche se sincero. E, ancora una volta, mi sono trovata a dare la colpa a Max, e poi a me stessa.

C'è qualcosa, con Truman. Qualosa di non chiuso, che ho smesso di immaginare che si chiuderà. Chi lo sa, magari un giorno. Fortunatamente non ci penso più. Al fatto che possa chiudersi, dico. Me lo trovo lì, di tanto in tanto, come i fantasmi di Nash in fondo alla sala, il giorno in cui ha ricevuto il premio Nobel.
Mi sorride, piano, e mi ricorda che ognuno si porta dietro i propri incubi, ed ognuno deve imparare a gestirli. A combatterli, o ad amarli. Io, il mio, ho lasciato che mi divorasse... e poi l'ho murato vivo. Esattamente così: l'ho inglobato in ciò che sono, ne ho lasciato i pezzi sparsi in giro, e sono tornata ad abitare nella casa infestata. Ogni tanto si sente qualche rumore... si muove qualcosa. Ma, se lo ignoro, lui va via. Ed ho imparato ad essere felice, anche così.
Ora poi, che ho uno spirito buono a proteggermi, sono convinta che quasi nulla possa uccidermi. Farmi male, sì, ma non uccidermi. Non come ha fatto lui. Non come ho fatto io.

Vi farò sapere.
Intanto, mi vado a riguardare un pezzo di Notre Dame. Perchè... beh, il perchè mi pare ovvio.
Spooky



lunedì 11 aprile 2011

Non prenderti le colpe che non hai...

Chi lo sa, poi, da che parte sta la verità. Le verità sono mille, e ognuno invoca le sue...
Dovrei fare diverse cose, ma non ne ho voglia. Anzi, mi sa che dormo un'oretta, che ieri ho dormito, ma di certo non è stato un sonno riposante. Mi sono svegliata con la testa pesante e quella sensazione di vuoto sordo che non provavo da un pò.
No, non mi mancava per niente addormentarmi piangendo.
No, non mi mancava per niente dover far silenzio e trattenere i singhiozzi per evitare che i miei sentano.
Non mi mancava per niente sentirmi in colpa per cose di cui non so se avere colpa.
Assolutamente no. Non mi mancava niente di tutto questo. Mi domando come io abbia fatto a conviverci tanto a lungo. E' una tortura, bella e buona.

Comunque. Mi rendo conto di diventare, ad ogni passo, più mia madre e meno me. Sarà che sto lasciando gli ultimi barlumi di adolescenza dietro di me, ormai. Sarà che peggio di dove sono arrivata non posso arrivare, ed ora non resta che... che cosa? Non resta che stringere i denti e continuare a camminare, perchè non c'è altro, proprio nient'altro da fare.

Mi chiedo chi abbia il diritto di giudicare, ormai. Mi chiedo chi abbia il diritto di dire che hai sbagliato. Chi abbia il diritto di fare una critica, o anche solo dare un consiglio. Come ti metti, ti metti male. Tu sei male, quindi non dovresti aprire bocca e giudicare chiccessia. Eppure lo facciamo tutti. Ogni giorno, ogni momento, ogni ora.

Il discorso sta andando dove non voglio arrivare. E poi ho troppo sonno per continuare a scrivere.
Lasciatemi solo dire che, forse, devo cominciare a non prendermi sempre tutta la colpa di quello che non va. Che, forse, la colpa è anche un pò degli altri. E che, forse, se nessun altro si sente in grado di prendersela, di insultarsi e chinare il capo, una volta tanto, non devo necessariamente farlo io. Perchè a piegare sempre la testa si finisce per non guardare altro che il pavimento. L'ho visto per troppo tempo, troppo a lungo.  Voglio vedere il sole.

Certo, che sono egoista. E tu... tu, puoi dire di non esserlo?...
Spooky



domenica 10 aprile 2011

Fuck!

But I couldn't be happier
Simply couldn't be happier
(spoken) Well - not "simply":
(sung) 'Cause getting your dreams
It's strange, but it seems
A little - well - complicated
There's a kind of a sort of : cost
There's a couple of things get: lost

There are bridges you cross
You didn't know you crossed
Until you've crossed
And if that joy, that thrill
Doesn't thrill you like you think it will

Ecco quello che so fare quando le cose vanno per il verso sbagliato... rinchiudermi qui, e scrivere... rinchiudermi lì, e farmi abbracciare...
E'davvero questa la persona che sono?...
E' davvero questa la... cosa che sono diventata?...

Io... come faccio, a trovare sempre, sempre, una giustificazione alle mie mancanze?
Perchè, per una volta, non ti prendi la responsabilità delle tue azioni e non ammetti di essere l'egoista che sei?...

Conti solo tu, giusto? Solo tu, solo tu, solo tu!!!
Dio, quanto sono arrabbiata....
Spooky