lunedì 28 gennaio 2008

20. Venti.

"Venti giorni che ti ho peeeeeerso.... mille lacrime caduuuuteeeee..."
Ehm... no, non era esattamente così. Com'era, in effetti? Era che ho preso 20 all'esame. Male, direte voi. Bene, dico io. Un esame e mi laureo. Pensate che mi importi il voto?!
E con questo ho detto tutto quello che mi sentivo di dire sull'università.

Poi ci sarebbe da parlare di Riccardo. Quel tenero orsetto (grazie mille a Maura per il suggerimento azzeccato) che mi porto dietro, o che si porta dietro me, e che mi fa tornare bambina, oltre che sperimentare la maturità: la vostra cinica -e non so se particolarmente amata- Spooky si sta rifugiando sempre più nel consolante pensiero di Valeria.
E così non mi schiero più contro il consumismo di San Valentino, nè contro le coppie che amoreggiano nei pub, sorrido a chi si tiene per mano e mi scaldo quando vedo un ragazzo ed una ragazza che si abbracciano, e sembrano felici. Suona incoerente? Lo è, ci potete scommetere. Ma sto notando, e ne ho la conferma giorno dopo giorno, ora dopo ora, che l'amore annebbia il giudizio. Del tutto. Lo offusca. Come una patina, come la nebbia che invade la... che invade Verona (...e stavo per scrivere la mia Verona, e mi sono fermata, che non la sento più mia, resta familiare, amica, ma non più mia, ora sento che di "mio" non ho niente, niente che non sia giù suo), come gli occhiali da sole che dovrei rispolverare, chiude gli occhi ed apre altre visioni, che con la realtà hanno poco a che vedere.
Forse sono immagini drogate, battiti di vita rallentati da LSD. Droga come Truman, se lo dovessi spiegare in termini che voi non siete in grado di cogliere. Comunque, sta di fatto che non è qualcosa di cosciente. Avviene, impalpabile, inatteso, e senza sapere come, vedi tutto con gli occhi a cuoricino. C'è il miele che cola dalle pareti, che riempie la stanza, che ti resta appiccicato addosso (e a studiarne modi, di toglierselo di dosso, si può passare una serata...), e tu non riesci a smettere di sorridere, a tutto quel dolce, come un diabetico (vorresti resistere, ma hai bisogno del cioccolato! #2x11), come un folle, come un innamorato.

E parliamo delle dipendenze. Di quelle cose di cui non si riesce a fare a meno. Cibo, per esempio. Per esempio House, Lost, Jekyll, e poi The L word, Futurama, I Simpson, addirittura Una mamma per amica... per esempio tutto ciò che ti distrae dal pensare che non pensi a niente.
Tutto ciò che ti permette di non pensare.
E poi scoprire, quasi d'incanto, che vuoi pensare. Che ti manca farlo, che ne hai bisogno. E non perchè il tuo intelletto lo richiede... ma perchè senti di doverlo a Riccardo. Cioè, io in particolare a Riccardo, spero che non tutti sentano di doverlo a lui, altrimenti è un problema. Comunque, a parte la battuta totalmente idiota per sdrammatizzare l'esagerazione. Dicevo, ridimensionare le cose. Riorganizzare le priorità.
Priorità, sì. Già.

Vittorio.
Già, LA priorità. Che resta priorità, ovvio. Un pò in ombra, un pò offuscata, al solito, dai grandi occhiali a cuore che ti mette su Cupido. Devo ancora scrivergli. Devo ancora mettermi d'impegno. Devo ancora pensare di confidarmi, anche se le cose, quando ho lasciato Roma, avevano un sapore un pò metallico. E lo so che questa non la capite, ma pazienza, mica posso raccontarvi proprio tutto. Vedremo come vanno le cose. Se riesco a vedere la Divina ora che scendo, per dirne una. Se le priorità me lo consentono.
C'è solo venerdì, sabato e domenica.
Ah.
Dovrei vedere te. Perdo Vitto.
...
Devo essere impazzita, del tutto.

E ridere. E pensare a Vittorio che ride. E pensare a me che rido di Vittorio che ride. E pensare a me che rido di Riccardo che dice che penso troppo a Vitto. Ridere. E' una bella parola, in fondo. Ha un bel suono.

Vi lascio.
Spero di avervi trasmesso un pò di serenità. Ci ho provato, almeno.
Certo qualcosa si perde. Si perde sempre qualcosa. Priorità. Tutta qui, la vita. Context is everything.
Spooky

PS: alle mie gemelle, che sono MIE di diritto e di dinastia, ancora mille e mille auguri. Vi voglio bene, a tutte e due. E non diviso due, ma per  due.


martedì 22 gennaio 2008

Annotazioni

E non mi laureo più.
Non a marzo, almeno.
Giugno. Vi piace giugno? A me sì, mi pare un bel mese, in fondo, per laurearsi. E con questo penso di aver detto quello che avevo da dire, almeno per quel che concerne l'università.
Ah, no!! Una cosa va detta. Trenta e lode. Alla faccia della laurea. Yeah.

Poi. Volevo parlarvi un pò di Chinaski. Chinaski chi? direte voi. Ma come... non guardate i miei link?! Dovreste! Quindi  non vi dico niente. Solo, vi rendete conto della genialità con cui parla della sua vita quotidiana? Un pò come Eriadan. Un eriadan-non-a-fumetti, direi io. Quindi ecco, leggete, leggete. Fanno quello che io non so fare: interessare il lettore alla materia. Ok, Eriadan ogni tanto parla di sè, si confida. Ma Chinaski no. Eppure, è interessante. O almeno a me interessa. A voi no? Provate.

Alcuni appunti sulla mia dipendenza (ed attuale e prolungata astinenza) da telefilm.
-Ben è cattivo. Parecchio cattivo. Ed ha il fascino di un gatto morto. Mi piace molto, l'omicida Ben.
-Juliet  non è cattiva. E' buona. Ma mi sta davvero, davvero antipatica.
-Locke è un idiotino, e mi scoccia ammetterlo.
-Kate... ma su, come si fa a lasciare un tipo come Jack?! Si fa di ossicodone!!
-Jack. Si fa di ossicodone!!! Dico, SI FA DI OSSICODONE!!!! Vicodin, idiota, V-I-C-O-D-I-N!!
-Shane è la donna della mia vita. Una delle tante, almeno.
-Jenny mi sta profondamente sulle scatole.
FIne appunti telefilm.
Ah, no, ne manca uno.
-Hugh Laurie in quella pubblicità è un Mito. Di Stefano (il doppiatore, ndr) no, ma Laurie sì. Ed io lo ADOVO.

Lo so, lo so.
Volevate un post che dicesse qualcosa. Ma voi non immaginate neanche quanto io sia stanca. Quanto abbia bisogno di riposo. Stasera mi sa proprio che mi metto a letto ad un orario da neonato. E domani... ecco, se volete che dica qualcosa, vi dirò qualcosa.
Domani sale Riccardo. E non mi importa più se sono stanca, e non mi importa più di quanta fatica ho fatto per studiare tutto entro oggi... sale Riccardo, e non c'è altro che conti. Niente altro.

Un abbraccio,
Spooky


venerdì 18 gennaio 2008

Sconfitte

Oggi, potremmo dire, è stato il giorno della sconfitta. Non di quando capisci che la battaglia è persa, ma di quando ti rendi conto che è la guerra, che non hai vinto. Che puoi provarci lo stesso, puoi mostrare il fondoschiena al nemico e prenderti gioco di lui, ma non sarai tu, a portare i vessili del trionfatore. Non lo dico con tristezza, o con malinconia: succede. La vita è tutta così: sfide, costanti, una dietro l'altra, e vincerle tutte è impossibile. Si sceglie quali combattere, ed in base a quelle per quali lottare con più forza. In base a quelle, addirittura scegliamo quali decidere di perdere.

Così oggi ho preso in considerazione, da lontano, la possiblità di perdere la mia laurea a marzo. Di scivolare di un paio di mesi, fino a giugno. Mi si apre una ferita d'orgoglio, profonda, nel petto. Sento urlare mia madre -e non mia madre vera, ma quella parte di me che è lei- e dirmi che ho fallito, che ho perso, e che è stata colpa mia. Sento rinfacciarmi ottobre, novembre. Sento come una scappatoia comoda il mio dicembre pieno. Sento te, che ti giudichi colpevole di una cosa di cui ho colpa solo io.
Ma l'idea di avere del tempo, per fare una tesi decente, per non uccidermi, per andare con calma e rilassare i muscoli, solo un pò, mi fa così bene all'anima (o Anima, mi pare si scrivesse così...) che quasi non mi interessa. L'orgoglio aspetterà, o urlerà da solo.

Priorità. Anche questo è un grande problema. Quali sono le priorità, a 22 anni? L'università. Si dice così, almeno. Le amicizie. Anche quelle contano, indubbiamente. Le relazioni, di qualsiasi tipo. Mia madre -quella vera- direbbe che sono cose "buone da ridere" (come cita il libro che sto studiando), sciocchezze di un'immatura che non vuole crescere, che non vuole assumersi responsabilità. Ok, allora, l'unica priorità è laurearmi. Per poter dire poi a mio fratello "ce l'ho fatta prima di te"?... o per sentire mia madre -sempre quella vera- che mi rinfaccia di aver preso un voto più basso del suo?... Forse sì, rimandare dilaziona la responsabilità. Forse faccio male. E allora perchè mi sento così in pace solo all'idea?...
Quando... quando quest'estate, in un giorno caldo, ho fatto un'idiozia, sono stata subito certa del senso di colpa estremo che avrei provato a fine giornata. In realtà, a fine giornata, mi sono sentita bene. Come a dire "le idiozie fanno parte della vita. Ne hai fatta una, perchè ne avevi bisogno. Pazienza. Anche nell'accorgersi di queste cose sta la maturità che cercava la tua anima tardoadolescenziale."
...e se fosse tutto un palliativo, una scusa?...
Pazienza. A me sta bene così. A te, a noi, agli altri... sta bene?...

Poi ho fatto un discorso serio, con Sognante. Ho fatto un discorso che sapeva di persone che sanno, scusate il gioco di parole. Di persone grandi, o che comunque fingono di esserlo, perchè, quando il calendario ti ricorda che hai ventidue anni -ventidueanni- se non sei grande, devi fingere di esserlo. Che a 22 anni, Morandi aveva già scritto "Fatti mandare dalla mamma", e Vittorio "Casablanca". Petrarca era già un genio, e Leopardi il mentore di tutta  una poetica. E tu?... Ed io, e noi?
Appunto. Così, abbiamo parlato di come parlare. Penso di dover ringraziare me stessa di quel che sono. Anche delle mie paranoie, in alcuni casi. Del gelo, dell'ansia. Perchè tutto questo mi spinge a parlare. Ed ho scoperto che parlare non è la cosa semplice che si ritiene essere. Prendete questo blog: la metà (ok, i tre quarti) dei post sono incomprensibili. Potrei scriverli meglio. Potrei essere chiara, magari senza metafore, senza inutili ghirigori linguistici (la sentite la falsità della parola "ghirigoro" nell'economia del lessico quotidiano?...). Non lo faccio, perchè significherebbe scoprirmi. Potrei dire che l'idiozia di cui parlavo sopra, è stata un pomeriggio mal speso in compagnia di un ragazzo al quale non ero interessata. Ma perderei un pò di dignità, ai vostri occhi. Sarei sempre Spooky, ma con un pò di corazza in meno. Forse per qualcuno -addirittura!- scenderei qualche gradino nella sua scala morale. E non è una cosa bella da dire, comunque.

Al di là del blog, delle cose che ometto per pudore o per vigliaccheria, alla fine, mi ritengo un essere parlante. Con tutti i suoi difetti, con le conseguenze di essere come sono, di dire senza remore, fino alla cattiveria, per non essere poi accusata di bugie (che è già successo, essere accusata della menzogna, che avevi mentito, e ti ha fatto male, ed ha fatto male ad altri, ed hai giurato che mai più, a costo di fare ancora più male, ma mai più, mai, mai.... e voi non lo sapete, di cosa sto parlando, perchè non ne ho parlato, perchè non se ne può parlare, perchè scnederei, ancora nella scala della vostra -e della loro- moralità).
Questa, per dirla come la intendo io, è una mancanza di scelta. Il "dire tutto" per evitare un giudizio negativo, che può sempre esserci, ma che almeno è mitigato dal fatto che sono stata sincera. Della serie: "accusami di tutto, ma io ti ho detto la verità". Una delle mie tante mancanze di scelta, in fondo. Scegliere è sbagliare. E' mettersi in gioco, è rischiare di cadere. Io e Riccardo (e nel dirlo, nell'ammettere i nostri nomi, mi vergogno quasi di me, che questo è parlare, e mi sto sforzando, ma non vorrei farlo, che fa male, famale) abbiamo scelto di stare insieme. Lo abbiamo scelto? O ci è caduto addosso? Un pò è caduto addosso a me, e ho dovuto analizzare i macigni per non esserne schiacciata. Così come adesso, insieme, analizziamo le parole, i ricordi, e ci spaventiamo dei risultati, perchè non tutto sempre si riconduce ad esperienze che abbiamo già vissuto. Ed il nuovo spaventa.

Non so bene il senso di questo post. Mi sembra di aver ammasssato tanti discorsi diversi, mi sembra di averli urlati senza cognizione di causa, solo sulla scia di una bella discussione a cui non avete partecipato. Ma è stata bella, ecco, e volevo mettervene un pò al corrente. Mi sono ripromessa, con l'anno nuovo, di parlare di più. Di parlare meglio, almeno sul mio blog. Di tentare di essere più chiara, contro ogni implicazione morale. Forse ne guadagnerò in senso pratico. Che tradotto, sarebbe "forse sapendo di dover scrivere di me, sarò meno portata a fare idiozie". Non ci credo, nè al fatto che farò meno idiozie, nè che ve le verrò a raccontare. Ma i buoni propositi, ad inizio anno, non mi dispiacciono.

Grazie per aver letto fin qui. Penso di dover ringraziare per ogni singola volta che arrivate in fondo ad un mio post. Perchè sono allucinati ed allucinogeni, come Vicodin mal tagliato, come Ossicodone (#3x12, mi pare, ma non ci giurerei. Ed ovviamente, #3x23, anche se la serie non era la stessa), come le mie dipendenze narcotiche da tutto ciò che non è reale solo per essere certa di non doverci fare molto i conti, con la vita vera. Ma questa è un'altra storia, ed adesso non mi va di parlarne. E poi, come la penso sulle mie dipendenze, lo sapete tutti. Ed anche se... le cose, ora come ora, mi sussurrano una soluzione diversa da quella del mio logo (Vicodin is the only really good drug), il fatto che il mio cinismo si sia andato a fare una vacanza (complice la vacanza -allitterazione- fin qui di un romano dai modi dolci) non significa che io non sia più io.
All'amore ho sempre creduto, sapete anche questo. Solo che non avevo molta voglia di parlarne, visto quanto non mi appartiene. Apparteneva. A volte è bello, usare l'imperfetto non solo per ragioni puramente stilistiche.

Un bacio a tutti,
Spooky







giovedì 17 gennaio 2008

Presenze e assenze

Qualcuno c'è e si ricorda. Qualcuno non c'è, ma si ricorda uguale. Qualcuno non c'è, e non si ricorda. Qualcuno si sente anche se non c'è.

Poi ci sono gli amici.

Le tue vignette sono molto belle. E sono contenta di essere una di quelle che ha avuto il piacere di vederle.

Dalle illusioni dei gatti, meglio star lontani. Te lo dice una che ne ha ovunque cicatrici.



Ti voglio bene.

Spooky



mercoledì 16 gennaio 2008

Un barlume di presenza

Sembra impossibile, ma sono qui.

Pc ancora fuori uso, e non si sa per quanto: ho talmente tanto da fare che pensare di rincorrere mio fratello per farmelo aggiustare mi sembra una follia. I minuti liberi li dedico ad altro, a distrarmi, a pensare positivo, ed ovviamente a sentire l'unica persona che mi fa sorridere (oltre i soliti ignoti, al solito!) in questi giorni un pò frenetici.


E, come dicevo a Sognante, su una scala adesso si misura la mia felicità: dal picco del 13 in giù, dissemino ogni scalino di un pezzetto di me, scendendo piano piano, più lentamente che posso, tutti i gradi della gioia e della serenità, fino ad arrivare, spossata e assetata, al 23 febbraio.

La distanza logorerà i ricordi e frantumerà qualche sorriso, come prima non aveva fatto per l'inconsistenza di ciò che ero. Ma mi aggrapperò ai bordi della nuvola su cui sono salita, e stringerò con tutta la forza che ho ciò che sono, ciò che siamo.

La cosa bella del weekend trascorso, e degli ultimi diciannove giorni, è la sensazione di appartenenza a qualcosa più grande della mia sola persona. E' l'essere noi, e non io. Fare nostri progetti, dividere i nostri giorni, programmare le nostre vacanze.

Identità che si fa doppio, specchio, suono replicato nella sostanza di una risata telefonica. Che sembra poco, ma quando si ha niente, sapeste quanto vale. Argomentare le bugie con pezzetti di verità e costruirsi un passato su cui edificare quel pò di futuro su cui ognuno mette la sua ipoteca.


Scusate il post sconclusionato. Non riesco a mettere in ordine le idee, sono stanca.

Grazie a tutti quelli che mi stanno aspettando, in questo periodi di assenzafragile.


Baci,

Spooky


 

mercoledì 9 gennaio 2008

E' presto, e non voglio smettere di pensarti...

Il titolo potrebbe essere l'inizio di un sms. O di una canzone, perchè no. Smettere di pensare a qualcuno è una cosa difficile. Comporta la fatica cosciente di staccarsi da un'immagine.

Sto ascoltando "Cyrano".

Bacio. Nè vedo perchè la vostra bocca sia così timorosa.

Se la parola è dolce, che sarà mai la cosa?

Irragionevol tema non vi turbi la mente:

poco fa non lasciaste quasi insensibilmente

l'arguto cinguettio, per passar senza schianto

dal sorriso al sospiro, e dal sospiro al pianto?

Un poco, un poco solo ancora, vedrete:

non c'è dal pianto al bacio che un brivido...


E questo è quello che non ti ho detto, che era troppo lungo, che non volevo fare la presuntuosa, che non volevo fare quella che sa a memoria i pezzi del Cyrano.

Sii sempre te stessa...



Stasera ho avuto una bella conversazione con Blue. Si parla di tutto e poi di niente, ci si confida, si pensa all'esame di dopodomani, si pensa a qualcosa che ci sarà dopo, a cui non si da nome per non far svanire il sogno. Perchè è un sogno, no?...

Non vorrei sembrare monotematica, in questi ultimi post. Ma le novità occupano sempre le pagine del mio blog... come pensieri ingombranti, che non riescono ad essere espressi dalla voce raffreddata, e passano -al solito- dalle dita -non più fredde-.



Sono tre giorni che non ti penso, Vitto. Non che pensassi solo a te, ma hai occupato parecchie ore, con il fatto della Divina, con il fatto di te, di me, di Roma. E poi...

.....

.....

I puntini indicano il tempo (tanto tempo!) trascorso. Ho passato l'ultima ora ad insultare Riccardo... che è uno scemetto, che è antipatico, ma che metto su un piedistallo, e non smetto di adulare. Eh, sì, tocca che smetto! :P



Un bacio a tutti,

e che la notte vi porti bei sogni!

Spooky



martedì 8 gennaio 2008

Canzone quasi d'amore, direbbe il Guccio...

Volevo solo dedicare questa canzone ad una persona... tanto per dimostrargli che Masini resta sempre il mio Marcolino preferito!!! :D


Abbracciami - Marco Masini


Chissà per quale azzurra volontà,

in quell'istante hai detto alla mia anima

che volevi la luna come me

e con il suo infinito andare via

il tempo ci ha concesso solo un attimo

per fermare la corsa e per scendere qui,

da questa malinconia, regina di un falso vivere.

Abbracciami, lascia che il cielo s'innamori un po' di noi,

riscaldami, stanotte è freddo come non è stato mai!



Abbiamo solo questa eternità

per raccontarci tutti i nostri lividi,

ma restiamo in silenzio io e te,

perfetti sconosciuti in sintonia,

due linee parallele che si incontrano

sulla giostra del mondo che passa di qui,

scordando la sua follia, padroni di un altro vivere.



Abbracciami, stanotte è un sogno che facciamo solo noi, [Abbracciami!]

difendimi come quel figlio che non cresceremo mai, mai! [Difendimi!]



Abbracciami e il mio corpo sarà il tuo,

riaccendimi la vita, amore mio!



Abbracciami, perché il domani è adesso e adesso te ne vai, vai, [Abbracciami!]

ricordati che in questo perdersi esistiamo solo noi! [Ricordati!]


Spooky


 

lunedì 7 gennaio 2008

Capitolo due...

Eccomi. Per il secondo capitolo della storia, forse, forse per non mettermi a studiare. Forse per dire qualcosa che sia sensato, o per farvi piacere, che non immaginavo il mio post avrebbe suscitato tante risposte... ed invece eccovi qui, tutti in prima fila, ad applaudire -o ammirare, o semplicemente ad esserci, e nella mia assenzafragile esserci è una cosa splendida, sappiatelo- qualcosa che non so neanche come ho fatto a scrivere.

Avevo qualcosa da raccontare, ed avevo una persona a cui raccontarla. Ho una persona a cui raccontarla.


Mi sono messa a letto senza caipre e senza pensare. Quando leggemmo il disiato riso esser baciato, la bocca mi baciò tutto tremante... Chissà se Paolo e Francesca fecero una bella conversazione, dopo il loro primo bacio.

Francesca: mi hai baciato!

Paolo: eh, pure tu!


Francesca: e adesso?


Paolo: adesso che?


Francesca: che si fa?


Paolo: e che vuoi fare? Scappa che ci ammazzano!


Qualcosa del genere.


Perchè si deve parlare, no? Si deve spiegare, razionalizzare, inquadrare, prima che tutto sfugga di mano, prima che la mente viaggi troppo -che le donne si fanno sempre un sacco di film...- prima che la mia giacca diventi disperatamente fuori moda. Io, da brava Valeria, scrivo messaggi. Cerco di capire che succede. Cerco di prendere in mano una cosa che non rientra nel quadro mentale escoconunragazzo-stiamobenemanoncen'è-miriportaacasa-fine.


Mi risponde, il ragazzo carino, con la semplicità dei bambini. Dolce, carino, e semplice.

Semplice come parlavo in quel post.

Semplice, il tuo amore è semplice,

sei sincera, sei sicura tu, sei chiara come l'acqua pura...

Non c'è niente da spiegare, niente da chiarire. Blue e Sognante frenano la mia caccia alle risposte dall'alto della nostra età. Truman è scomparso dietro un masso a piangere. Kid è contenta.


Forse cominciano così, le storie belle.

Con un ragazzo che ti bacia -e non c'è niente da spiegare, perchè se ti bacio, vuol dire che voglio stare con te, fine, che c'è di complicato?...- e una ragazza che pensa che cinque giorni siano troppo pochi per dire tutto, e che centellina i minuti per evitare di affogare nei mesi successivi in un ricordo color panna. E per "ricordo color panna" intendo bianco. Bianco e semplice.


Poi si esce. Ci sono gli amici, e sembra quasi scoprire il fianco per la prima volta. Sembra quasi dover ammettere che sono debole anch'io. Che non servono lacrime, per essere debole. Tu mi rendi più debole... lo sento...

'sera, ragazzi. Lui è il ragazzo carino. Lo so, per me è bello. Ma voi potete continuare a dire che è carino. Leggere gli occhi di persone che conosci, e cercare di scorgere approvazione, rimprovero, emozione. Sentire nella mano il calore del ragazzo carino, e sciogliersi al pensiero della sua presenza.




Torno a casa. Torno a Verona.

Pubblico un post, tanto per far vedere che sono sempre qui. E tanta gente risponde. Quasi mi commuove la partecipazione con la quale la mia felicità viene accettata. Io non accetto di buon grado la felicità. Mi sembra un atto di presuntuosa superbia nei confronti del destino. Ed il destino, oltre che essere ironico amico di Truman, è anche cattivo. Ma stavolta sono tutti felici. Mi guardano, e senza parlare mi dicono che andrà tutto bene. Senza parlare, leggono nei miei occhi Roma ed il Colosseo, S. Giovanni e l'appia.


Poi lo sguardo incrocia quello di un amico. Che ha negli occhi la stessa malinconia leggera di un passato troppo recente per diventare sorriso. E mi rendo conto che Verona resta la città che mi ha fatto crescere, e che mi ha dato misura dell'amicizia. Ti porterò un sole Azzurro, per ringraziarti della tua presenza, amico mio.




Post smielato. Che ci volete fare. E' tra i difetti.

Smielata - Paranoica - Pazza.

Dolce - Carino - Semplice.


Perchè i tuoi son pregi, ed i miei solo difetti?!

Bah... non importa.



Vi posto una canzone che ieri mi ha fatto piangere... ma che mi è valsa un bell'abbraccio, davvero sincero.






Farewell - Francesco Guccini



E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così,

come si porta un maglione sformato su un paio di jeans;

come si sente la voglia di vivere

che scoppia un giorno e non spieghi il perchè:

un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è.




Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani,

giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera;

ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale,

ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale

e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore,

quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore.



Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova,

era tanto potere parlarci, giocare a guardarci,

tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino,

religione del tirare tardi e aspettare mattino;

e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella,

la città addormentata non era mai stata così tanto bella.



Era facile vivere allora ogni ora,

chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci,

e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova,

ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova.
 

Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo,

ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo.



Non fu facile volersi bene, restare assieme

o pensare d' avere un domani e stare lontani;

tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante,

un ricordo lucente e durissimo come il diamante

e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta:

rivedersi era come rinascere ancora una volta.



Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione,

e il peccato fu creder speciale una storia normale.

Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo,

sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo.

E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;

siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.



"The triangle tingles and the trumpet plays slow"...



Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate

con qualcosa di fragile come le storie passate:

forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè

ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me...






Spooky




sabato 5 gennaio 2008

Buon 2008...

Lo so che non vedete l'ora che scriva qualcosa. Che siete qui, in ansia ed in attesa, come se dovessi rivelarvi qualche segreto di Fatima. Io ci provo, a rivelarvi qualcosa. Ma premetto che è complicato, e che non so cosa e come dovrei parlare: cercherò di fare del mio meglio.


Ogni tanto capita di guardare dei film. C'è lei, c'è lui, a volte c'è l'altro. A volte tanti altri, a volte nessuno... e poi... PUF! dal nulla, spunta il tipetto giusto giusto per la protagonista. A volte ci si innamora, a volte ci si lascia. Poi il film finisce, ed uno torna alla propria vita. Le coppie alla propria coppia, i single alla loro più o meno apprezzata libertà.
Quelle come me, solitamente, sorridono strano -sorridono amaro- e tentano di ricordare che è solo un film. E che la vita è davvero un'altra cosa.
Fox (Paolo Fox, "l'oroscoparo", direbbe qualcuno) diceva che dal 16 dicembre il capricorno avrebbe trovato qualche porta aperta. Alcune buttate giù in grande stile, anche. Non ci credevo più, e non ci speravo minimamente.
Il 16 dicembre è stata una bella giornata. Senza nulla di particolare, tranne la sua essenza. Durante un attimo di lucidità, nel corso di quel giorno, ho anche detto "no, non è una bella giornata". Poi mi sono lasciata trasportare. E la sera, un attimo, una frazione di secondo prima che venissi a conoscenza di una bella notizia... ho pensato che andava tutto bene. Che sarebbe andato tutto per il meglio.
Il 26 novembre è stata una giornata sospesa. Troppo da fare in troppo poco tempo. Amici, conoscenze, ideali e bugie, tutto incastrato nello spazio di qualche ora. Un pensiero fuggevole, che è rimasto il sorriso amaro di un mese. Un ragazzo carino che non ha chiesto il mio numero. Al solito. Le gemelle. Io. Vittorio.
Poi il tempo passa. Arriva il 16 dicembre, e  come arriva scivola via. E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure.... Non so cosa fosse rimasto, tra le pagine chiare e le pagine scure. Ma il 24 dicembre, alla vigilia della nascita di un Cristo a cui ho imparato a non credere, sono uscita. C'era ancora il ragazzo carino. C'era qualche parola, qualche sorriso, un pò di imbarazzo, e dei silenzi. Sono sempre stata spaventata dai silenzi, mi danno misura dell'assenza che c'è in me. Dell'incapacità di stare al gioco, dell'apprensione con cui scanso il più possibile la vita e gli eventi. E di nuovo c'era il ragazzo carino, e di nuovo non mi ha chiesto il numero.
Faticoso, questo viaggio semplice. Poco comprensibile, almeno fin qua.


Le vie del Signore sono infinite. E così mi trovo a scrivere una preghiera. Mi trovo a scrivere una Preghiera Difficile, com'è stata magnificamente descritta da una persona a cui tengo più della mia vita. E mi scopro a piangere, e a non capire: perchè una preghiera? Perchè non una poesia? Perchè doveva essere una poesia, ed è uscita questa cosa qui, sconclusionata e scadente, che non glorifica e non da pace, ma chiede solo di essere letta?...
Ho chiuso i miei dubbi in un pacchetto, e l'ho spedito a qualcuno in grado di capire. O di spiegarmi. Con calma, la risposta arriverà.


Dicevo. Faticoso, questo viaggio semplice. Il ragazzo, alla fine, il numero lo ottiene. L'ho già detto, vero, che il ragazzo in questione è carino?... E' carino, il ragazzo. Manda pochi messaggi, e farlo parlare come dico io -perchè Spooky non sa parlare, e non sa neanche più scrivere, ma se deve può farlo, ci prova almeno, ma no, non fatela parlare, non ditegli di combattere il silenzio, quello non lo sa sconfiggere, 22 anni e non sa parlare, la Piccola Spooky, e non vuole imparare, e preferisce nascondersi- è un problema. Si aspetta. Intanto si va a teatro, per tenere a bada tutto il sangue, e tutta la passione. Per tenere a bada il ricordo della prima, per guardare Ulisse, per incontrare le gemelle e far finta che sia marzo 2006, quando è evidente che non lo è. Oh, no, che non lo è. Capire che non tornerà.
E mentre il teatro si avvicina, e cammino a passi pesanti con i tacchi neri, si alza un desiderio, ed un invito. Il ragazzo mi ha chiesto di uscire. Il ragazzo, che è carino, mi ha chiesto di uscire. E mi ricordo quel che ho scritto. Mi ricordo questa cosa che ho scritto mesi fa, e che mi ha terrorizzato. Come funziona, uscire con un ragazzo? Non spaventa anche voi?... Forse no, in fondo. Forse no. Io sono Valeria, la paranoica, impossibile, improbabile Valeria.


E si esce. Ed a stento di controlla la voce, ed a stento ci si trucca un pò, che Blue dice che sono bella, quando mi trucco, e che dovrei farlo sempre, io che non lo faccio mai. Ma funziona così. Bisogna farsi belle. Bisogna -anche se il contesto era diverso, e voi capirete male, ma devo dirlo lo stesso-, bisogna sapersi vendere. E allora vendiamoci. O almeno, ci si prova. Una bugia ed una risata, un punto in comune e quattromila in disaccordo. Commedie sbagliate, mi viene in mente di dire. Sorrido adesso, a quest'assonanza strana.
Il ragazzo carino mi riporta a casa. Riprende un discorso vecchio di pochi giorni, ma che sembra bruciato dal tempo. Lo guardo, mentre mi guarda. Non riesco a seguire le poche frasi ripetute che mi dice, che i miei occhi son volati via, dentro ai suoi. Chi l'avrebbe mai detto, che baciando gli occhi di un uomo si potesse guardare così lontano. Penso che vorrei baciarlo. E penso che lui non vorrebbe, perchè così mi hanno insegnato a pensare. Penso di dar retta a quello che sta dicendo.
Mi volto di spalle, giochiamo.
Mi volto verso di lui. Giochiamo.


Funziona così, uscire con un ragazzo. Magari funziona così.
E se non funzionasse così... è stato bello lo stesso.
Dovevo scrivere altro. Dell'università, di msn che non va, del mio tour de force per laurearmi. E' uscito questo, e spero non dispiaccia a nessuno.
Dovevo scrivere -e forse era questo il vero senso del post- che mi manca, quel ragazzo carino. Che il destino si diverte a giocare, ancora, perchè si vede che gli piace la mia compagnia balorda. Chissà che fa, Truman, ora che rido di lui. Chissà quante volte hai riso tu di me.... Chissà come la pensa Cat, se potesse parlare con me, chissà cosa direbbero tutti, se fossimo un pò sinceri.
Quello che so... quello che non so, è che si fa fatica, ad essere una cosa sola, distrubuita su 525 km. Ma che, al solito, la fisica non mi ha mai spaventato. E come anni fa, come quando ero meno forte, ma più incosciente, lotterò per ciò che mi è arrivato fra le mani. Lotterò e stringerò i pugni, perchè nessuna lacrima, neanche la peggiore, sia gettata invano.


Potrei piangere, sarebbe bello. Ma sarebbe bello ricordare il mio viso sorridente, mentre lo saluto ed entro nel portone di casa. E allora non piango. E allora chiudo gli occhi, e sogno un pò. E allora torno a studiare, che la laurea è vicina, ed i premi dopo questo calvario saranno splendidi.


Non è il gennaio che mi aspettavo.
Questa è la mia Commedia.
Il mio viaggio.
Il desidero di Sognante che un pò si avvera, un pò no. La vita è ironica, non c'è che dire. E' il mio anno. Sarà il migliore.
Sarà il migliore. Ma tienimi per mano, se puoi. Anche da 525 km di distanza.
Un bacio grande. Un bacio immenso immenso.
Spooky


PS: non lo so, ma mi andava di dirlo. Marika, ti voglio bene.


 

mercoledì 2 gennaio 2008

Minuti

La mia vita, in questi giorni, si divide in minuti. Soloin minuti. Minuti che rubo, che dedico, che mancano o che avanzano.
In un minuto rubato ho letto il post di Marika, sui bilanci del 2007. Siamo già nel 2008. Siamo già nel futuro. Da 5 giorni siamo nel futuro.
Voglio copiare a mia ragazina. Ecco il mio bilancio.


Le piccole noie



  • Gennaio 2007

  • Maggio 2007

  • Il 6 agosto

  • Le emozioni che non sono riuscita a trattenere, a spiegare, a fare mie

  • Ciò che non sono riuscita a dire alla mia prof, quando avrei voluto

  • Ciò che non sono riuscita a dire ad M, a G, e in parte anche a Sognante e Blue.

  • La mancanza di Vittorio


Le piccole gioie



  • Azzurra e Giulia

  • Il Simo, il Gabri, il Rox, il Morse, Simone, L'Eugi, e tutti, tutti i veronesi

  • Marika, ed il suo modo di esserci e di non mancare mai di farmi bene... anche quando mi fa male

  • Le mie gemelle, e la nostra dissaacrante passione per Vittorio, contro tutto e tutti... anche contro noi stesse, anche contro il Mito stesso

  • La Divina Commedia

  • Vittorio il 16 dicembre

  • Riccardo

  • Riccardo (perchè vale doppio, mi hanno detto... :P)

  • La vacanza in Croazia

  • La vacanza a Madrid

  • La vacanza a Berlino, of course!

  • Il frappuccino

  • Giulia D.

  • Cat, alla fine della fiera... Cat.


Penso di aver finito. Oddio, non lo so... ma mi preparo, che esco.
Marika... ti ricordi quello che ti ho detto? Di quest'anno? Di persone importanti? Ecco. Ricordatelo. Sempre!


Buona serata, gente. Io vado a prepararmi per crescere!
Spooky