lunedì 29 marzo 2010

"God, I never know why you choose me for your crime..."


Com'è bello abbracciarti, Vitto.
E sentire, come non mi capitava da tempo, la tua presenza dentro quell'abbraccio.
Per ogni sorriso amaro, per ogni momento no, per ogni cosa che va storta, e per quelle che sembrano non volersi aggiustare, ti voglio bene.

Grazie per esserci, a modo tuo, comunque.
Io ci sarò, a modo mio, comunque.

Vale



sabato 27 marzo 2010

E' ufficiale


Ho iniziato a scrivere la mia tesi. Ovviamente non sono che le prime, stentate e ipocorrette pagine, ma è un inizio. Un'idea. L'ansia mi attanaglia lo stomaco al solo pensarci, ma almeno sento di aver sfruttato la giornata in qualcosa di cui ho bisogno.
Al resto preferisco non pensare. Sto facendo scelte, in parte assolutamente involontarie, che mi sconfortano un pò. Scelte giuste, che rimandavo da tempo, ma che alla resa dei conti non mi rendono più onesta, ma solo più infelice, al solito. Che poi è uno dei motivi per cui detesto quello che sono, e i valori che invece dovrei... ma poi mi chiedo: perchè dovrei esaltarli? Perchè dovrei vantarmi di essere fedele, rispettosa, coerente, e di cercare di far tacere ogni istinto cattivo -naturale?...- che ho, quando gli altri non fanno altro che vantarsi di ogni scelta sbagliata, bastardata, azione ignobile abbiano mai commesso?...

Vabbè, lasciamo stare. Ero solo passata per un saluto, per dirvi che sono ancora viva. E' che non sono stata bene, ed in più ho ripreso a scrivere su un quadernino. Idiozie in realtà, cose di poco conto, finora l'ho preso in mano una volta sola. E so che prevalentemente vi scriverò storie. Sì, storie, perchè i momenti che vivo con Edoardo, o chi per lui, non sono altro che questo: invenzioni, illusioni, fantasie e sogni. Rivisitazioni in chiave orinica di una realtà che, se guardata con occhi lucidi, mi rimanderebbe tutt'altra immagine.
Mi è venuta in mente una cosa. Una cosa che non posso proprio scrivere qui. Vedete? Ho trovato un buon motivo per tornare ad impiastricciare le pagine di quel quadernino dalla copertina così bella.

Comunque, prima di andare. Domani arriva la mia prof, e ne sono strafelice... e poi Maura, per la prima volta a dormire da me: un'inizio, un rito, una celebrazione.
Sono contenta.
Andiamo a vedere Vittorio, e sono contenta.
Il pranzo prevede sushi, poi chissà, probabilmente una bella merenda e via, verso il nostro Mito. Del resto non posso dire, a parte che vorrei un paio di persone fossero con me. Non fa niente, è giusto così.

Vado a letto, prima che mi prenda la malinconia - che per la cronaca mi è già presa.
Vitto... mi raccomando. Ho davvero bisogno di te.
Valeria, ha davvero bisogno di te.
Spooky




lunedì 22 marzo 2010

"Preso a calci dentro a quel barattolo, mentre il mondo fuori andava a rotoli..."


Mi decido a scrivere, prima che... prima che cosa?
Diciamo prima che mi dimentichi del tutto di farlo, ecco. Prima che prenda vita la mia insana -e, diciamolo, tra il ridicolo ed il penoso- di riprendere in mano il mio vecchio quadernino... e tornare a scrivere. Un posto solo mio, senza sottintesi, sottotesti, senza cose da celare inevitabilmente, con nomi e cognomi, vergogne e disappunti, e senza un briciolo di pudore nel mettermi alla berlina.  Non so cosa mi ferma, in realtà. La paura di non scrivere più qui -e chi se ne accorgerebbe, i miei venticinque lettori, a cui magari un pò meno pessimismo non farebbe neanche un soldo di danno?!- o l'idea che davvero sia una regressione totale e quasi irrecuperabile verso un passato che consideravo lontano... non lo so.
E' che la sensazione persiste. L'assurdo, il taciuto, il negoziato. Da quant'è che non parlo, che non mi sfogo?... Troppo, troppo tempo. Mi sembra fuori dalle mie possibilità... non mi sono mai negata tanto a lungo la possiblità di farmi compiangere, se non aiutare. E se prima ero convinta che la situazione si sarebbe sbloccata col tempo, e ci pensavo quasi con rammarico, ora so che il problema è diventato cronico, e che non me ne libererò affatto facilmente.

Non so come faccia la gente normale a convivere, quotidianamente, con le proprie sconfitte e col peso di non condividerle. Comincio anche a capire la funzione di un Dio, in tutto questo, a cui appellarsi e dal quale sentirsi, se non assolti, rincuorati. Ma cosa c'è di buono nel parlare con un referente muto? Magari proprio questo: il tacito assenso, da cui la tacita comprensione. Niente frasi di circostanza, niente pacche sulle spalle, niente pietà, niente patetismo: solo un Cristo morto, con la testa reclinata, ad ascoltare paziente, convinto della sua superiorità a queste sciocche frivolezze umane, che ci rendono così distanti da lui, e per questo così amabili. Come un cucciolo che continua ad abbaiare quando lo lasci a casa solo... ma a cui non si può smettere di voler bene.

Sto divagando. Non so neanche esattamente cosa volessi dire. Non mi va di parlare di niente, perchè niente va come programmo o come vorrei programmare -perchè diciamocelo, non faccio neanche finta di programmare qualcosa-, galleggio su un mare di sottintesi, e di leggeri scrolloni della testa: altro non riesco a fare. Altro non posso fare, nonostante... No, non è vero che non posso. Non voglio. Neanche: non sono in grado.
Ecco, sì: non sono in grado di modificarmi, neanche di una virgola. Ed io sarei la cinica? Io sono un'inguaribile, totale, onnicomprensiva ingenua, che fa finta di conoscere la cattiveria del mondo per avere una buona scusa pur di non affrontarlo. Sul menù a lato ho scritto onestà: la chiamo così per darmi un pò di arie, un pò di coraggio, ma la mia è pura e semplice ingenuità. E questo mondo non è fatto per me, decisamente.

Questa cosa qui la so da anni, però. Shigata ga nai, ne?
Chiuso dentro ad un barattolo, sono stato chiuso in un barattolo, per vent'anni e trentamila secoli, di qua di là di qua di là...
Spooky




giovedì 18 marzo 2010

Mattinata in casa


Stamattina, nonostante la voglia mi portasse via, m sono decisa a sistemare la valigia, che giaceva abbandonata ed intatta da ieri sera, e cominciare a lavare qualche vestito. Fuori ovviamente il cielo è grigio, ed è impossibile non pensare al dolce sole di Villa Borghese... se proprio volessi buttare tutto il resto, potrei dire che questi anni a Verona mi hanno almeno dato misura della bellezza di Roma, di ogni suo pregio, anche il caos, anche il "folklore", per usare un eufemismo.
Nonostante non abbia fatto molto, concretamente, in questi giorni a Roma, diciamo che ho ripreso coscienza di un clima familiare e intimo, quotidiano, che di norma non appartiene alle mie trasferte: scendere spesso mi avvicina sempre un pò di più al ritorno, e comincio ad abituarmi all'idea di un futuro che non è detto sia necessariamente catastrofico. E lì ci sono i miei affetti di sempre, ovviamente, e le mie twins, che sono la cosa... sei la cosa più bella che mi sia capitata quest'anno, dissi ad una persona anni -che sembrano secoli- fa, ed effettivamente forse le mie gemelle sono questo: una cosa bella, nel senso letterale del termine, che mi è capitata, tra capo e collo, senza che io me ne rendessi conto, diventando necessaria e vitale. In questo c'è un pò di destino, non credete?... O del karma, per dirla alla Shogun.
Quindi, rivedere Yuu, nel sole di una primavera che comincia ad affacciarsi timida, è stato ossigenare la mente, cacciare i brutti pensieri, riallinearmi con le spinte positive della mia vita.

Poi, certo, c'è tutto il resto.
Il fatto che non sono furba, per dirne una, o che mi avrebbe volentieri portata a letto -ma porca misera, PORCA MISERIA, sono l'unica, su questo insensato pianeta, ad avere ancora una vaga idea del significato del termine fedeltà?! I criceti continuano a morire d'infarto nella mia testolina, altro che montagna di calzini spaiati!!- o quel che è. Devo solo continuare a non pensarci, chiudendo la mente alle recriminazioni sulla mia ingenuità, perchè sembro cinica e cattiva, ma alla fine sono solo un cucciolo spaventato, in cerca del bello. Non l'ho ancora capito, che il bello, come Dio, è morto secoli fa. Non fa niente. Prima o poi capiterà anche a me, di dovermi liberare da questa zavorra cristiana che è il senso di colpa e tornare alla cultura della vergogna.

Perchè questo mi sembra che stia succedendo: dalla cultura della colpa, così tanto radicata nella perbenista società occidentale, stiamo lentamente tornando alla cultura della vergogna. Tolto il pubblico dileggio ed offesa, il resto non conta. Non importa cosa si faccia, non importa quanto brutto possa essere: se il popolo lo accetta, approva, acclama, diventa giusto, diventa bello.
Penso di non essere pronta, a questa cosa qui.

Spooky




mercoledì 17 marzo 2010

Flash


Ci sono cose che mi porterò via da questa ia trasferta a Roma, cose diverse di quelle che ho inglobato in altri brevi ritorni:

- i baci dati a mio padre, sempre disperati, carichi di un senso di finalità ineluttabile che mi ha messo tristezza - un pò.
- il sorriso di Yuu, la sua gioia, la mia gioia.
- una spiacevole sensazione sul viso - dolorosa, consapevole.
- il sole di Roma
- Blue al tavolo di un bar, e pensieri sparsi - alcuni belli, alcuni meno.
- il prendere coscienza di quanto non sarà, tornando a casa.

So unfamiliar, so alone.
Spooky




lunedì 15 marzo 2010

Marino, interno pomeriggio

Manco a dirlo, nella mia stanza fa troppo freddo, ed è un freddo reale, è passato alle ossa uscendo per forza dal cuore. Mio padre dorme sul mio letto, mamma abbassa le persiane, e le prospettive per la serata prevedono una sedia in cucina, Sophia Loren in tv, ed i miei ai lati opposti del tavolo cui sono appoggiata anch'io.
Strano -ma anche no- come in questa mia scesa a Roma io non abbia programmato quasi nulla: quando sono a Roma di norma mi impiego tutte le sere che posso, mi organizzo, programmo, ed anzi spesso faccio fatica a ritagliarmi il tempo di stare un pò in casa. Questa volta ho fatto tutto il contrario. Tranne una cena, che era solo stata "rimandata" dalla mia ultima venuta qui, non ho preso neanche un impegno. E non ho intenzione di prenderne: stare a casa mi piace.
Probabilmente sento di aver bisogno di calore, di affetto, e di... sicurezza? Probabilmente è il termine che più si avvicina a quello che provo. Conforto familiare. Persone che mi amano e mi ameranno comunque, qualsiasi cosa io faccia, a cui non devo dimostrare nulla, e che nulla pretendono da me. Persone che mi danno affetto, un affetto vero, tangibile, fatto di abbracci, di parole, di mani calde e di sorrisi, senza bisogno di una scusa, persone che non conoscono le mie lacrime, è vero -mai le hanno conosciute- ma che sanno, in un modo tipicamente loro, tutto quello che di importante c'è da sapere di me. Che non conoscendomi, mi conoscono.
Il tutto è molto rassicurante, diciamocelo. Mi da fiducia. In un periodo in cui non ne ho, in cui mi sento scivolare via il tempo dalle mani -ed oggi, nel parlarne con Blue, ho sentito la mia voce tremare, e me ne sono spaventata, e sarei voluta scappare ancora più lontano, via, via da tutto, da tutti- probabilmente l'affetto dei miei cari è un rimedio omeopatico ma efficace. Più un placebo che altro, ma confortante.
Ho bisogno di persone che mi amino, perchè sto smettendo -di nuovo- di farlo io. Ed avrei bisogno di... fiducia, fiducia e legami stabili, che mi diano consapevolezza che la mia persona è qualcosa, non un ammasso di niente tenuto insieme dall'abitudine. Ed è difficile. Qui a casa, almeno, sento di esserci. A Verona... ovunque, in realtà, anche qui, a Roma, fuori, ecco, fuori mi sembra di essere inghiottita dall'invisibilità: una sensazione totale e paralizzante, che mi fiacca lo spirito ed il corpo.

Io non sono niente. Non mi sento niente. Non importa che io lo sia effettivamente o meno: io non mi sento niente. Quando papà mi abbraccia, almeno, so di avere una mia consistenza. So che mio padre sta abbracciando qualcuno, o quantomento qualcosa. Questo mi permette di non impazzire.
Perchè, diciamocelo, non mi resta che quello.
Resistere, resistere, resistere... tutto quello che devo fare, è continuare a resistere...
Spooky



martedì 9 marzo 2010

"Shinzenbi"


Una delle cose più difficili, in questo ultimo periodo, è aprire il blog e scrivervi. Già, perchè in effetti scrivervi è pensare, e pensando non vado mai da nessuna parte... o almeno, nessuna parte in cui mi piaccia andare.
E non solo per il rivangare sui kata omoi della mia poco interessante esistenza, ma perchè mi sento davvero, davvero stanca. Ogni volta che mi fermo a riflettere, anche solo per un momento, riprovo la stessa sensazione... Per chi ha fatto il classico, e come me vedeva nel greco una serie di segni incomprensibili e di norma indistinti: mi sembra di tornare ad aprire il Rocci (vocabolario di greco, ndr), e dovermi cimentare di nuovo con qualcosa contro cui non ho strumenti per vincere. E sono profondamente annoiata dalle mie paranoie, da ogni mia immagine, dalle estenuanti rivendicazioni che mi faccio e dagli errori di cui mi accuso. E come rivedere un film che non mi piace, ancora ed ancora, ed una volta imparate a memoria tutte le battute... riascoltarle, di nuovo.
Questo è snervante, oltre a sfinirmi. Perchè, nonostante ho sentito talmente tante volte queste recriminazioni che non dovrei più badarci, il loro suono continua a ferirmi le orecchie ed il cuore. Perciò, sotto la noia, la frustrazione, e la rabbia, si rafforza il dolore... e non basta stringere gli occhi, non basta implorare pietà -oh, perchè voi non avete visto, quanto mite riesce a diventare l'orgogliosa Spooky quando non ci sono occhi che la osservano... quanto prega, quanto implora, quanto supplica che quel suo camminare in circolo arrivi ad un incrocio, quanto si affidi a tutti gli dei a cui non crede pur di far finire lo strazio, e la lacrime calde, troppo calde sulle guance intrise di sale...- dicevo, non basta gridare (ma in silenzio, mi raccomando!) per far smettere il martirio.

Per questo, e per mille altri motivi, scrivere qui ultimamente mi è quasi di peso. Continuo a farlo per non far perdere allenamento alle dita, perchè sono affezionata al mio verde scuro, perchè comunque voglio lasciare una traccia, che mi faccia ricordare e mi ricordi a me stessa: pochi giorni fa mi sono ritrovata a leggere interventi degli anni scorsi... rileggersi può far male, ma è una testimonianza, no? Mi ricorda il mio percorso, il mio karma, il destino che mi è caracollato addosso, o che mi sono scelta.
Quindi eccomi, signori! A dirvi che sono ansiosa, che dipendo dalla cioccolata come non mai -penso che il mio corpo sia fatto al 50% di cacao adesso, e l'altro 50 da carboidrati... l'acqua l'ho momentaneamente eliminata, occupava spazio- che passo i giorni eludendo ogni pensiero coerente che non sia superficiale. Ah, ed ho mal di stomaco. Nonostante mangi molto, e male, ho quasi semrpe mal di stomaco. Convulso, delizioso, ironico mal di stomaco. Chissà con che diritto poi.

Ed ora vado a letto, che questo post mi è costato una fatica immensa...
E' che a volte... niente. Solo non capisco perchè mi ritrovo sempre, sempre, ad amare senza ottenere in cambio neanche la metà di ciò che do. Ed è un pensiero egoista e presuntuoso, me ne rendo conto... ma è possibile, dico io, è possibile che nessuno, su questo pianeta, ami nel modo... totale? Totale, intenso e bambino con cui amo io?... E non voglio che tutti siano come me... ma qualcuno, qualcuno che sia in grado di... ah, lasciamo stare.
Io e i miei ren sen ren pai andiamo a nanna.
Domani è un altro giorno!
Spooky

PS: Anata ga suki, yorokobi utau ga suki, me ga dai suki, watashi no shi ki sha-san. Mi piace questa lingua. Tutto sembra più bello, anche il ridicolo.



mercoledì 3 marzo 2010

Nervous


Continuano a cambiare interfaccia su splinder. Vabbè, non è che la cosa mi destabilizzi più di tanto. E' da un pò che non scrivo, è vero: sto perdendo il senso del tempo. I giorni passano via... corrono, scappano, si accavallano, e non riesco a rendermi conto di nulla che non sia l'università, la tesi, l'ansia, il dolore. Che c'entra il dolore? Niente, appunto. Lapsus. Dicevo.
E' già marzo, ed io mi ritrovo a fare la vita del liceo: con sveglie troppo presto (eppure mi sono alzata alle 7 per tredici anni, che diamine è successo?! Da quando Valeria non sopporta questi orari?), lezioni noiose e lunghe, dettati da prima elementare e corsi di stenografia per tenere il passo di professori che spiegano per sè invece che per noi. Con persone che continuano a dirmi che non ci sono mai (ma ditemi, porca miseria, ditemi, quando, QUANDO c'è stato qualcuno, per me?! QUANDO!) ed a lamentarsi, perchè è questo che sappiamo fare, lamentarci, lamentarci...
Fortuna che c'è l'elemento tesi a darmi almeno un attimo di sollievo, o meglio, di piacere, nonostante la tensione aumenti, l'idea di non esser in grado, di non riuscire, di arrivare in ritardo, costantemente, su tutto e su tutti (cos'è, Spooky, altri lapsus di cui ci vuoi non-parlare?!... Sciocca...) mi affatichi le spalle.

Fortuna che c'è la musica. Fortuna che, se non posso cantare, quantomeno mi trovo a sorridere esplodendo di energia -per una volta positiva, grazie a Dio!- quando le note scorrono nel mio lettore mp3, fortuna che riesco ancora a sorridere tronfia per aver riconosciuto una piccarda, fortuna che prendere una terza maggiore mi dia ancora soddisfazione. Penso che sia l'unica cosa che mi tiene ancorata, ora come ora. Non lo so. Non lo so, cosa succederà, da qui a fine anno. Non lo so quante volte riuscirò a chiudere la mente, come svicolerò dal mio carattere, quanto riuscirò a sopprimere l'impulso di alzarmi ed urlare.

Urlare. Che gran voglia di urlare che ho! Contro amici e nemici, contro tutto quanto, l'univeristà, il lavoro, la bilancia, la mia cinta, i prezzi di trenitalia, l'armadio troppo piccolo, la voce di mia madre, Verona e tutti, tutti i veronesi...
E poi, dopo aver consumato ogni energia rimasta, urlare contro di me. Finalmente! E sfogarmi, di ogni mio pensiero, al solito snervante, dolente, vittimista, insicuro, mettendomi finlamente al riparo dalla mia estenuante capacità di pensare e distruggermi, come se farmi così male fosse una conditio sine qua non della mia stessa esistenza fisica.

...è che stasera sono nervosa, e si nota. Domani sarò di nuovo io. La vittimista, esagerata Spooky che abbraccia, che piange, che sorride e che elargisce coccole per sport.
E poi dico che non voglio la pietà di nessuno. La tua non conta, Spooky?... La tua, di pietà contro te stessa e tutto ciò che sei... dove la metti?...

Spooky