giovedì 27 novembre 2008

Quella che ero

Ho una ventina di minuti, e sulla scia del post di Makka, mi è venuto di scriverne uno mio, sui ricordi che ho della mia infanzia. Immagini, suoni, scene che mi riportano a quando le cose erano davvero più semplici di così.

La ciotolona di plastica con dentro tutti i soldatini, i pupazzetti degli ovetti, pezzi di lego, un cavallo bianco uscito da chissà dove, pieno pieno fino all'orlo, che rovesciavo sul pavimento per giocare.
Mio padre che mi affida il compito -importantissimo!- di portare il suo giornale, che neanche mi stava in mano per quanto ero piccola: la prima volta che mi sono sentita grande, a 4 anni.
Mio nonno.
Io che tento disperatamente mi emulare mio fratello, che si era arrampicato senza alcun problema su una roccia alta un metro scarso, e mio padre che, dopo una quantità di risate infinite, mi "accompagna" gentilmente con una manata sul sedere fino alla vetta.
"Attentu a stu cosu!" oddio... mi è venuto in mente così... io e mio fratello dicevamo sempre questa cosa quando facevamo il bagno insieme nella vasca da bagno, riferendoci al bocchettone dell'acqua a cui mamma ci diceva sempre di prestare attenzione.
La pizza preparata da mamma.
Il termosifone della cucina, testimone di tanti pianti, e di altrettante coccole.
Una scatola di Mon cherì con cui giocavo... ci voleva così poco.
La capretta di Maria nel suo recinto: la prima e sola cosa che sono riuscita a montare con le Lego di mio fratello (mentre lui modificava l'astronave, ovviamente).
I giri in bicicletta nel garage di mio zio, e in villa a Frascati.
"Ehy, ragazze, ma non abbiamo più le gambe!" detto da Chiaretta, che giocando aveva preso letteralmente l'idea di "facciamo che ci hanno spezzato le gambe".
Io e le mie cucine che cantiamo "Occhi di gatto" usando per microfono il fermo delle finestre della casa al mare.
I granchi presi e coccolati.
Il sole delle 8 di sera.
Le mie prime feste del cocomero, dove ballavo la Macarena e mi divertivo.
Io che piango su un piatto di rigatoni burro e parmigiano, sconsolata all'idea che la mia vicina di casa, nonchè insegnante di asilo, se ne fosse andata senza di me.
Le "esibizioni" che mettevo su con le mie cugine.
Le chiacchierate con le mie amiche delle elementari.
Il gioco che facevamo a ricreazione, che chi si staccava dalla parete e veniva preso faceva penitenza.
La volta in cui decisi di "fare la teppista" andando contro le mie amiche per amore di un bambino.
La volta in cui lo difesi da una tipa tre volte più grande di me che voleva picchiarlo.
La volta in cui rubai una gomma ad una compagna.
La pasta con le telline raccolte da noi, ora che a Torvajanica già è tanto se non c'è il divieto di balneazione.
La pesca sul lago di Albano.

Cavoli. Quante cose. Cavoli.
Devo scappare. Che bello però, riuscire ancora a ricordare.
Ti voglio bene nonnno.
Spooky


Nessun commento:

Posta un commento