giovedì 30 agosto 2007

TB or not TB

Sono di nuovo qui.
Devo dire la verità: a volte scrivere su questo blog diventa difficile, quasi un'imposizione. Come tutte le cose a cui tengo nella vita, vorrei averle già fatte e godermi il meritato riposo per un lavoro che non ho ancora svolto. E' questo il mio grande dramma, la pigrizia quotidiana, e l'apatia che mi attanaglia di occhi troppo spesso. E' per questo che quasi sempre... ma non è ora il momento per parlarne. Stavolta andrà come dico io. Deve andarci. Altrimenti vorrà dire aver buttato tutto all'aria, comunque.


E' tardi, e sarebbe il caso che dormissi. Tu che ti diverti a fare le diagnosi differenziali, non ipotizzi che forse c'è un nesso tra i tuoi mal di testa ed il sonno totalmente sballato degli ultimi giorni? No?! Bella dottoressa televisiva che sei (actor/doctor: actor stays, doctor goes).
Sta di fatto che ancora non vado a letto. Ho da uppare un altro video di House (chi è che ne è sorpreso?), e poi mi sentivo quasi in dovere morale di scrivere qui. Per dirvi nulla, in realtà: ho fatto la spesa, ho mangiato più sano, ho guardato tanta tv, e non ho la minima voglia di studiare. Sono la classica persona che torna a casa dalle vacanze, ed affonta con stress post-traumatico la colossale ingiustizia di inabissarsi nuovamente nella propria sopravvivenza quotidiana -citazione oltremodo dotta-.
A proposito di questo... ieri ho avuto una simpatica conversazione con Sognante. Parlava, un pò scherzando, un pò sul serio, della mia soprannaturale capacità di esaltarmi per cose insignificanti, come un telefilm. In maniera diversa, anche se non definirebbe mai un uomo col termine "insignificante", si riferiva anche a Vittorio. O meglio, della mia volontà assoluta di vederlo come un superuomo. Di vedere Gregory House come un essere vivente, Hugh Laurie come il genio della comicità europea, e Wilson come l'amico perfetto.
Le ho risposto, tentando inutilmente di spiegarmi, che la vita senza esaltazione manca di vivacità. Che senza follia ossessiva, senza essere tutti un pò geek (e per il significato, andate su wikipedia), saremmo tutti solamente dei manichini in balia dell'asfalto delle nostre città. Che l'assurdo ci rende incommensurabilmente liberi. Che se colleziono tutte le serie di House, se sogno di comprarmi i suoi bastoni, se mi farei uno stock delle magliette che usa Laurie per interpretarlo..... è perchè è una cosa che mi fa sentire svincolata dalla mia normale quotidianità. Impazzirei senza.
Vittorio, con tutti i ma ed i se del caso, ha fatto proprio questo. Mi ha regalato un mondo in cui poter fare ciò che voglio, ed essere ciò che sono. E se continuo a seguirlo, forse troverò la forza di fare in modo che quel sogno diventi una realtà.


Volevo raccontarvi questa storia.
Se avete tempo e voglia, potete dirmi cosa ne pensate. Una fissazione, un pensiero, una passione che vi fa sentire totalmente in pace con quello che siete. Non deve essere una cosa seria, nè razionale: io mi entusiasmo di 27 telefilm l'anno, ne seguo pochi con costanza, ed infine ne trovo uno per il quale stravedere. Questo è uno dei miei tanti modi per evadere. E' un'esagerazione ed un'ossessione. Ma in fondo, come eresia, meglio questa di tante altre.
Non sono poi così anormale, dopotutto.


Goddnight gente,
grazie per aver ascoltato anche oggi i miei sproloqui.
Spooky


 


 

1 commento:

  1. Molto spesso il telefilm diventa l'evasione dalla realtà, come ogni fissazione che possa meritarsi questo buon nome. Il che significa che più paura, più ribrezzo, più foga di scappare si ha, più aumentano le manie e le fissazioni, in funzione diretta.

    Come mi disse Chiarascuro anni addietro riguardo a Vittorio "Vittorio, Lalo, sono un pretesto, un veicolo. Sfrutta per te stessa, produci". Sui tratta di fantocci, di bersagli cui sparare per liberarsi, per incanalare le energie. Qualcosa che ti fa star bene perché fuori dalla quotidianeità e dal tangibile, un po' come una notte brava dopo due mesi di studio, un'ubriacatura dopo mesi di sobrietà.


    K.

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