lunedì 7 gennaio 2008

Capitolo due...

Eccomi. Per il secondo capitolo della storia, forse, forse per non mettermi a studiare. Forse per dire qualcosa che sia sensato, o per farvi piacere, che non immaginavo il mio post avrebbe suscitato tante risposte... ed invece eccovi qui, tutti in prima fila, ad applaudire -o ammirare, o semplicemente ad esserci, e nella mia assenzafragile esserci è una cosa splendida, sappiatelo- qualcosa che non so neanche come ho fatto a scrivere.

Avevo qualcosa da raccontare, ed avevo una persona a cui raccontarla. Ho una persona a cui raccontarla.


Mi sono messa a letto senza caipre e senza pensare. Quando leggemmo il disiato riso esser baciato, la bocca mi baciò tutto tremante... Chissà se Paolo e Francesca fecero una bella conversazione, dopo il loro primo bacio.

Francesca: mi hai baciato!

Paolo: eh, pure tu!


Francesca: e adesso?


Paolo: adesso che?


Francesca: che si fa?


Paolo: e che vuoi fare? Scappa che ci ammazzano!


Qualcosa del genere.


Perchè si deve parlare, no? Si deve spiegare, razionalizzare, inquadrare, prima che tutto sfugga di mano, prima che la mente viaggi troppo -che le donne si fanno sempre un sacco di film...- prima che la mia giacca diventi disperatamente fuori moda. Io, da brava Valeria, scrivo messaggi. Cerco di capire che succede. Cerco di prendere in mano una cosa che non rientra nel quadro mentale escoconunragazzo-stiamobenemanoncen'è-miriportaacasa-fine.


Mi risponde, il ragazzo carino, con la semplicità dei bambini. Dolce, carino, e semplice.

Semplice come parlavo in quel post.

Semplice, il tuo amore è semplice,

sei sincera, sei sicura tu, sei chiara come l'acqua pura...

Non c'è niente da spiegare, niente da chiarire. Blue e Sognante frenano la mia caccia alle risposte dall'alto della nostra età. Truman è scomparso dietro un masso a piangere. Kid è contenta.


Forse cominciano così, le storie belle.

Con un ragazzo che ti bacia -e non c'è niente da spiegare, perchè se ti bacio, vuol dire che voglio stare con te, fine, che c'è di complicato?...- e una ragazza che pensa che cinque giorni siano troppo pochi per dire tutto, e che centellina i minuti per evitare di affogare nei mesi successivi in un ricordo color panna. E per "ricordo color panna" intendo bianco. Bianco e semplice.


Poi si esce. Ci sono gli amici, e sembra quasi scoprire il fianco per la prima volta. Sembra quasi dover ammettere che sono debole anch'io. Che non servono lacrime, per essere debole. Tu mi rendi più debole... lo sento...

'sera, ragazzi. Lui è il ragazzo carino. Lo so, per me è bello. Ma voi potete continuare a dire che è carino. Leggere gli occhi di persone che conosci, e cercare di scorgere approvazione, rimprovero, emozione. Sentire nella mano il calore del ragazzo carino, e sciogliersi al pensiero della sua presenza.




Torno a casa. Torno a Verona.

Pubblico un post, tanto per far vedere che sono sempre qui. E tanta gente risponde. Quasi mi commuove la partecipazione con la quale la mia felicità viene accettata. Io non accetto di buon grado la felicità. Mi sembra un atto di presuntuosa superbia nei confronti del destino. Ed il destino, oltre che essere ironico amico di Truman, è anche cattivo. Ma stavolta sono tutti felici. Mi guardano, e senza parlare mi dicono che andrà tutto bene. Senza parlare, leggono nei miei occhi Roma ed il Colosseo, S. Giovanni e l'appia.


Poi lo sguardo incrocia quello di un amico. Che ha negli occhi la stessa malinconia leggera di un passato troppo recente per diventare sorriso. E mi rendo conto che Verona resta la città che mi ha fatto crescere, e che mi ha dato misura dell'amicizia. Ti porterò un sole Azzurro, per ringraziarti della tua presenza, amico mio.




Post smielato. Che ci volete fare. E' tra i difetti.

Smielata - Paranoica - Pazza.

Dolce - Carino - Semplice.


Perchè i tuoi son pregi, ed i miei solo difetti?!

Bah... non importa.



Vi posto una canzone che ieri mi ha fatto piangere... ma che mi è valsa un bell'abbraccio, davvero sincero.






Farewell - Francesco Guccini



E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così,

come si porta un maglione sformato su un paio di jeans;

come si sente la voglia di vivere

che scoppia un giorno e non spieghi il perchè:

un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è.




Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani,

giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera;

ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale,

ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale

e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore,

quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore.



Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova,

era tanto potere parlarci, giocare a guardarci,

tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino,

religione del tirare tardi e aspettare mattino;

e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella,

la città addormentata non era mai stata così tanto bella.



Era facile vivere allora ogni ora,

chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci,

e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova,

ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova.
 

Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo,

ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo.



Non fu facile volersi bene, restare assieme

o pensare d' avere un domani e stare lontani;

tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante,

un ricordo lucente e durissimo come il diamante

e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta:

rivedersi era come rinascere ancora una volta.



Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione,

e il peccato fu creder speciale una storia normale.

Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo,

sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo.

E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;

siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.



"The triangle tingles and the trumpet plays slow"...



Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate

con qualcosa di fragile come le storie passate:

forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè

ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me...






Spooky




2 commenti:

  1. a) voglio quella canzone

    b) la poesia del Sommo Poeta me l'hai rovinata con il tuo dialogo tra Paolo e Francesca: ti sto odiando per questo, sappilo -_-

    c) non ti affezionare troppo alla mia benevolenza. Mwuahahahah!


    MKJW

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  2. estremamente commosso...

    grazie!

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