sabato 5 gennaio 2008

Buon 2008...

Lo so che non vedete l'ora che scriva qualcosa. Che siete qui, in ansia ed in attesa, come se dovessi rivelarvi qualche segreto di Fatima. Io ci provo, a rivelarvi qualcosa. Ma premetto che è complicato, e che non so cosa e come dovrei parlare: cercherò di fare del mio meglio.


Ogni tanto capita di guardare dei film. C'è lei, c'è lui, a volte c'è l'altro. A volte tanti altri, a volte nessuno... e poi... PUF! dal nulla, spunta il tipetto giusto giusto per la protagonista. A volte ci si innamora, a volte ci si lascia. Poi il film finisce, ed uno torna alla propria vita. Le coppie alla propria coppia, i single alla loro più o meno apprezzata libertà.
Quelle come me, solitamente, sorridono strano -sorridono amaro- e tentano di ricordare che è solo un film. E che la vita è davvero un'altra cosa.
Fox (Paolo Fox, "l'oroscoparo", direbbe qualcuno) diceva che dal 16 dicembre il capricorno avrebbe trovato qualche porta aperta. Alcune buttate giù in grande stile, anche. Non ci credevo più, e non ci speravo minimamente.
Il 16 dicembre è stata una bella giornata. Senza nulla di particolare, tranne la sua essenza. Durante un attimo di lucidità, nel corso di quel giorno, ho anche detto "no, non è una bella giornata". Poi mi sono lasciata trasportare. E la sera, un attimo, una frazione di secondo prima che venissi a conoscenza di una bella notizia... ho pensato che andava tutto bene. Che sarebbe andato tutto per il meglio.
Il 26 novembre è stata una giornata sospesa. Troppo da fare in troppo poco tempo. Amici, conoscenze, ideali e bugie, tutto incastrato nello spazio di qualche ora. Un pensiero fuggevole, che è rimasto il sorriso amaro di un mese. Un ragazzo carino che non ha chiesto il mio numero. Al solito. Le gemelle. Io. Vittorio.
Poi il tempo passa. Arriva il 16 dicembre, e  come arriva scivola via. E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure.... Non so cosa fosse rimasto, tra le pagine chiare e le pagine scure. Ma il 24 dicembre, alla vigilia della nascita di un Cristo a cui ho imparato a non credere, sono uscita. C'era ancora il ragazzo carino. C'era qualche parola, qualche sorriso, un pò di imbarazzo, e dei silenzi. Sono sempre stata spaventata dai silenzi, mi danno misura dell'assenza che c'è in me. Dell'incapacità di stare al gioco, dell'apprensione con cui scanso il più possibile la vita e gli eventi. E di nuovo c'era il ragazzo carino, e di nuovo non mi ha chiesto il numero.
Faticoso, questo viaggio semplice. Poco comprensibile, almeno fin qua.


Le vie del Signore sono infinite. E così mi trovo a scrivere una preghiera. Mi trovo a scrivere una Preghiera Difficile, com'è stata magnificamente descritta da una persona a cui tengo più della mia vita. E mi scopro a piangere, e a non capire: perchè una preghiera? Perchè non una poesia? Perchè doveva essere una poesia, ed è uscita questa cosa qui, sconclusionata e scadente, che non glorifica e non da pace, ma chiede solo di essere letta?...
Ho chiuso i miei dubbi in un pacchetto, e l'ho spedito a qualcuno in grado di capire. O di spiegarmi. Con calma, la risposta arriverà.


Dicevo. Faticoso, questo viaggio semplice. Il ragazzo, alla fine, il numero lo ottiene. L'ho già detto, vero, che il ragazzo in questione è carino?... E' carino, il ragazzo. Manda pochi messaggi, e farlo parlare come dico io -perchè Spooky non sa parlare, e non sa neanche più scrivere, ma se deve può farlo, ci prova almeno, ma no, non fatela parlare, non ditegli di combattere il silenzio, quello non lo sa sconfiggere, 22 anni e non sa parlare, la Piccola Spooky, e non vuole imparare, e preferisce nascondersi- è un problema. Si aspetta. Intanto si va a teatro, per tenere a bada tutto il sangue, e tutta la passione. Per tenere a bada il ricordo della prima, per guardare Ulisse, per incontrare le gemelle e far finta che sia marzo 2006, quando è evidente che non lo è. Oh, no, che non lo è. Capire che non tornerà.
E mentre il teatro si avvicina, e cammino a passi pesanti con i tacchi neri, si alza un desiderio, ed un invito. Il ragazzo mi ha chiesto di uscire. Il ragazzo, che è carino, mi ha chiesto di uscire. E mi ricordo quel che ho scritto. Mi ricordo questa cosa che ho scritto mesi fa, e che mi ha terrorizzato. Come funziona, uscire con un ragazzo? Non spaventa anche voi?... Forse no, in fondo. Forse no. Io sono Valeria, la paranoica, impossibile, improbabile Valeria.


E si esce. Ed a stento di controlla la voce, ed a stento ci si trucca un pò, che Blue dice che sono bella, quando mi trucco, e che dovrei farlo sempre, io che non lo faccio mai. Ma funziona così. Bisogna farsi belle. Bisogna -anche se il contesto era diverso, e voi capirete male, ma devo dirlo lo stesso-, bisogna sapersi vendere. E allora vendiamoci. O almeno, ci si prova. Una bugia ed una risata, un punto in comune e quattromila in disaccordo. Commedie sbagliate, mi viene in mente di dire. Sorrido adesso, a quest'assonanza strana.
Il ragazzo carino mi riporta a casa. Riprende un discorso vecchio di pochi giorni, ma che sembra bruciato dal tempo. Lo guardo, mentre mi guarda. Non riesco a seguire le poche frasi ripetute che mi dice, che i miei occhi son volati via, dentro ai suoi. Chi l'avrebbe mai detto, che baciando gli occhi di un uomo si potesse guardare così lontano. Penso che vorrei baciarlo. E penso che lui non vorrebbe, perchè così mi hanno insegnato a pensare. Penso di dar retta a quello che sta dicendo.
Mi volto di spalle, giochiamo.
Mi volto verso di lui. Giochiamo.


Funziona così, uscire con un ragazzo. Magari funziona così.
E se non funzionasse così... è stato bello lo stesso.
Dovevo scrivere altro. Dell'università, di msn che non va, del mio tour de force per laurearmi. E' uscito questo, e spero non dispiaccia a nessuno.
Dovevo scrivere -e forse era questo il vero senso del post- che mi manca, quel ragazzo carino. Che il destino si diverte a giocare, ancora, perchè si vede che gli piace la mia compagnia balorda. Chissà che fa, Truman, ora che rido di lui. Chissà quante volte hai riso tu di me.... Chissà come la pensa Cat, se potesse parlare con me, chissà cosa direbbero tutti, se fossimo un pò sinceri.
Quello che so... quello che non so, è che si fa fatica, ad essere una cosa sola, distrubuita su 525 km. Ma che, al solito, la fisica non mi ha mai spaventato. E come anni fa, come quando ero meno forte, ma più incosciente, lotterò per ciò che mi è arrivato fra le mani. Lotterò e stringerò i pugni, perchè nessuna lacrima, neanche la peggiore, sia gettata invano.


Potrei piangere, sarebbe bello. Ma sarebbe bello ricordare il mio viso sorridente, mentre lo saluto ed entro nel portone di casa. E allora non piango. E allora chiudo gli occhi, e sogno un pò. E allora torno a studiare, che la laurea è vicina, ed i premi dopo questo calvario saranno splendidi.


Non è il gennaio che mi aspettavo.
Questa è la mia Commedia.
Il mio viaggio.
Il desidero di Sognante che un pò si avvera, un pò no. La vita è ironica, non c'è che dire. E' il mio anno. Sarà il migliore.
Sarà il migliore. Ma tienimi per mano, se puoi. Anche da 525 km di distanza.
Un bacio grande. Un bacio immenso immenso.
Spooky


PS: non lo so, ma mi andava di dirlo. Marika, ti voglio bene.


 

6 commenti:

  1. Ben fatto..."Mi volto di spalle, giochiamo.Mi volto verso di lui. Giochiamo"..voto +!


    Simone

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  2. quasi quasi mi commuovo...

    quasi quasi piango...

    perchè siamo tornati a verona?

    sob...sigh..sigh...sob..


    colettolo

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  3. Allora non solo la sola che si è commossa...

    Vale sono tanto tanto felice per te..non puoi capire quanto!..Andrà tutto per il meglio..:)

    -Giulia-

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  4. Non sarà una poesia, ma il pezzo secondo me ne contiene molta.

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  5. ...Una delle mie frasi preferite, dal mio libro preferito... che sussulto mi dà... Buon viaggio, navigatrice di nuovi mari, e buona fortuna!


    Giulia D. (come hai scritto tu precedentemente... però che brutto!)

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