venerdì 26 febbraio 2010

Sometimes...

A volte mi chiedo se non sia solo io "la causa dei miei mali". A volte mi chiedo se non sono stata io in grado di apprezzare le persone, le occasioni, la vita che mi è stata proposta, le scelte e gli incroci. A volte mi domando se io non abbia volontariamente, anche se magari non in maniera del tutto cosciente, scelto di essere quella che sono. Scelto di innamorarmi di persone sbagliate, scelto di ferirmi prendendo una strada piuttosto che un'altra, scelto il mio carattere. O se non stata in grado di scegliere mai... il che, di per sè, è già una scelta.

Mi trovo... mi trovo a dover iniziare a farmi delle domande sulla mia persona, perchè ogni tanto, andando a dormire, comincio a ricordarmi la mia età. Comincio a ricordarmi di aver detto, in un periodo indefinito della mia infanzia, che a 25 anni sarei stata una donna. Mi ricordo di averlo pensato. Insomma, io ho 24 anni. Non sono tanti, lo so. Ma non sono neanche pochi. Ho superato la tardoadolescenza. Mia madre, pur continuando a chiamarmi tutte le sere e scandalizzarsi se un sabato esco, non mi impedisce più di fare le cose. Mi consiglia, sbraita, può non essere d'accordo, ma ci tiene a ribadire che la vita è la mia.
Ho ventiquattro anni. Posso voltarmi indietro e vedere ammonticchiarsi ricordi divertenti, tristi, intelligenti e sciocchi che mi hanno resa quella che sono. Posso ricordarmi e ridere del mio liceo, posso faticosamente rievocare quello che fu e che è Truman.
Sto guardando i miei genitori invecchiare. E' una cosa che mi spaventa, lo sapete? Mi spaventa molto. Ogni volta... ogni volta che torno a Roma, vedo mio padre con una ruga in più, mia madre con un tratto antico del suo carattere lievemente accentuato. Vedo i loro occhi un pò più affaticati, un pò meno preoccupati per me.
E non mi sento pronta. I miei genitori si occupano delle mie nonne da anni, ciascuna secondo le proprie esigenze. Le accudiscono, perchè così si suppone un figlio debba fare quando i genitori invecchiano. Io non posso. Io non posso, io non voglio occuparmi di loro... perchè sono ancora piccola. Quando torno a casa, voglio sprofondare tra le braccia di mio padre ed avere la certezza che nessuna delle mie paure sia fondata. Voglio perdere coscienza di qualsiasi indecisione, voglio sentirmi amata, coccolata e protetta... voglio sentire le stesse sicurezze che avvertivo quando davo la mano a mio nonno -che voi non avete conosciuto, e questo mi spiace molto: era una persona meravigliosa, e vedendo la mia minuscola manina nel suo palmo enorme avreste pianto dalla commozione, dalla bellezza.
Io non sono grande. Non sono capace, non sono in grado. Ho ancora tanto, tantissimo da imparare, e sono terrorizzata da tutto.

Io... non lo so, non lo so da dove è uscito questo discorso qui. Forse volevo dire altro. E' che stasera sfogliavo un profilo di facebook... e mi sono resa conto che questa persona mi manca, e non lo saprà mai. Nessuno... io non so se quello che provo, se le vibrazioni che rendono vivo il mio battito siano o no una mia "colpa". Ma sono certa che nessuno... nessuno, mai, dovrebbe sentirsi così solo. Non importa che sia illusione o realtà: penso che nessuno si meriti questa assenza.
...buffo. Nel momento in cui comincio a lamentarmi... riprendo coscienza di me. Mi dico che ho tutto, che sono la solita, inutile vittimista, e che non ho il diritto di dire quello che dico, e di pensare quello che penso.

Crescere è di un cinismo disgustoso.
Questa sera sono solo un pò stanca di pensare. Vorrei il mio papà.
Spooky




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