sabato 4 luglio 2009

Rituali popolari

Trenta dì conta novembre, con april, giugno e settembre, di ventotto ce n'è uno, tutti gli altri ne han trentuno.

Indovina indovinello, io possiedo un bel castello, e di lancie sono armato ma non son già un soldato. Non son vivo e in petto al cuore, batto sempre a tutte l'ore. Non ho lingua, eppur favello... indovina indovinello.

Il babbo è lungo lungo, la mamma è tortigliona, la figlia è tanto bella, chi la vede s'innamorella. Nenè, nenè, 'ndovina un pò che è?


Questo era per dire.
Ho preso un buon voto, e ne sono contenta. Sono anche stanca, mortalmente stanca, si può dire, ma preferisco così. Nonostante oggi pomeriggio mi sentissi così sottozero da non riuscire a tenere gli occhi aperti, nè muovere un muscolo, ora le cose vanno meglio.
E preferisco esser così stanca da non pensare, che farlo e ritrovarmi a guardare come un automa foto che non mi possono dare nulla che non mi abbiano già dato: sono simulacri inutili, vanità inconsistenti.
Ergo, meglio non pensarci, meglio avere la mente troppo piena del mio niente, in modo da eliminare la dolorosa rievocazione di un destino che non fa per me.

Perchè diciamocelo, è questo che è stato Edoardo: la riproposizione di una storia che è sempre vissuta solo nella mia testa, per coccolare l'insano pensiero di poter essere ricambiata, o almeno, ricambiata da lui. Non fa niente, ci ho messo il mio tempo ma ho capito. Non c'è niente. Non c'è mai stato niente, nonostante le parole di Sara, nonostante quelle -d'angelo- di Ric, nonostante le mie vane speranze ed ogni altra cosa mi sia passata negli occhi per giustificare la straordinaria sensazione di benessere che mi provoca passare del tempo con lui.
Giorni fa... insomma, giorni fa è capitato di vedersi. Ed è capitato che, per la prima volta da che ci conosciamo, alcune sue frasi mi abbiano ferita, profondamente. So che non l'avete presente, ma il paragone calza, quindi sopportatemi: il coltello nella gola di Wesley. Lieve, preciso, eppure fatale. La cosa mi ha spaventato, molto. Se... se è questa la conclusione, l'ultimo stadio, non è propriamente quello che desideravo.
L'oblio deve passare necessariamente per le ferite? Non so. Mi sembra eccessivo. Vedremo. Ora non è più il caso di preoccuparsene, comunque. Ora è il caso di chiudere gli occhi (prima il sinistro e poi il destro, visto che, con la stanchezza che ho addosso, il mio strabismo -di Venere, come no!- mi porta ad avere la palpebra sinistra sette volte più gonfia della destra...) e scivolare nel buio di un riposo senza sogni, contornato magari da qualche incubo leggero.

Un bacio,
ed un pensiero al mio nonno, che mi manca, di tanto in tanto, perchè ogni volta che sento mio padre al telefono, mi sembra di parlare con lui, e dimentico sempre quanto bene gli ho voluto.
Spooky


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