sabato 11 settembre 2010

Un passo dietro l'altro


E' tempo di fare un pò di bilanci. Di dire qualcosa, in questo spazio, invece di continuare a temporeggiare sperando che questo cambi la situazione. La situazione è questa, e nulla e nessuno può cambiarla. Quindi tanto vale prenderla di petto.

Per prima cosa, penso di aver scoperto una cosa di me. E mi sembra un'ottima notizia. Insomma, non ci si conosce mai abbastanza, ma il sapere di aver scoperto un altro tassello del proprio io dovrebbe quantomeno rendermi un pò orgogliosa, io credo.
Ho scoperto che la mia competitività cattiva forse, in fondo, non è così cattiva. Sono competitiva nella misura in cui so che questo rientra nelle mie capacità. Non mi metto a gareggiare i 100 metri, perchè so che non potrei neanche lontanamente arrivare a piazzarmi. Ma posso, che so, andare sui pattini. Non arriverò prima, ma so che posso gareggiare, e quantomeno divertirmi. So che posso partecipare ad una gara di scrittura, avendo almeno qualche strumento per non andare in giro a far ridere i polli (o il pollo, volendo fare una citazione...).
Ecco, questo. Ho scoperto che la mia competitività mi spinge nei campi in cui posso giocarmi qualcosa. E non importa -ed anche questo è importante- che io vinca o meno, quanto che io abbia fatto del mio meglio per meritarmi la posizione che ho ottenuto, se questa è rispondente all amia preparazione. Non mi interessa prendere un 28 contro un 30 di un'altra persona, se la mia preparazione era da 28 e la sua da  30. Mi scoccia se ero preparata meglio di lei, ma questa è un'altra storia.
Rendermi conto che non voglio passare sul cadavere di nessuno, ma semplicemente fare ll meglio che posso, e provare a farcela, è già un discreto risultato, visti i miei standard.

Poi. Questione... questione lui: quasi risolta. L'esame di coscienza sta finendo! E stasera sono positiva, e sento che, qualsiasi scelta farò, sarà la più giusta per me. Per una volta, per una volta soltanto, voglio proprio essere egoista, e cercare di non vedere di un palmo oltre il mio naso. Non posso sempre rimetterci, no?! Quindi, vedremo. Speriamo le mie certezze reggano alla nottata che sta per sopraggiungere. Mah.

Altro? Vorrei sentire Vitto. Raccontargli. Ma ho la strana e buffa sensazione, adesso, che... mi ascolti. Non sto dicendo che prima non lo facesse... prima non mi interessava se lo facesse o meno. Scrivergli serviva solo a me, per sfogarmi. Non mi aspettavo una risposta, non la cercavo. Ora, invece, ho paura che... lo so, è buffo: ho paura che lui pensi che debba rispondermi. No, no, Vitto. Io scrivo per me. Scrivo a te, è vero, ma non c'è alcun bisogno che tu mi risponda. Non voglio. Non serve.
Non venire a salutarmi, che è pieno di gent...
Ecco, una cosa del genere. Solo che lì... solo che, quando ci si può guardare negli occhi, è tutto diverso. Io ho la possibilità di capire che lo fa solo perchè vuole farlo e non perchè se ne senta in qualche modo obbligato, e lui di capire che andrebbe bene anche se non lo facesse. E' ironico pensare che io possa complicare in modo così... sciocco un rapporto che è sempre stato di un'onestà infantile e disarmante. Chi vivrà...

Vado. Insomma, qualcosa vi ho raccontato, no?
Oggi, nonostante il mal di pancia e l'indomabile voglia di dolci, sento che le cose possono andare. Buon per me.
Spooky





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