lunedì 22 marzo 2010
"Preso a calci dentro a quel barattolo, mentre il mondo fuori andava a rotoli..."
Mi decido a scrivere, prima che... prima che cosa?
Diciamo prima che mi dimentichi del tutto di farlo, ecco. Prima che prenda vita la mia insana -e, diciamolo, tra il ridicolo ed il penoso- di riprendere in mano il mio vecchio quadernino... e tornare a scrivere. Un posto solo mio, senza sottintesi, sottotesti, senza cose da celare inevitabilmente, con nomi e cognomi, vergogne e disappunti, e senza un briciolo di pudore nel mettermi alla berlina. Non so cosa mi ferma, in realtà. La paura di non scrivere più qui -e chi se ne accorgerebbe, i miei venticinque lettori, a cui magari un pò meno pessimismo non farebbe neanche un soldo di danno?!- o l'idea che davvero sia una regressione totale e quasi irrecuperabile verso un passato che consideravo lontano... non lo so.
E' che la sensazione persiste. L'assurdo, il taciuto, il negoziato. Da quant'è che non parlo, che non mi sfogo?... Troppo, troppo tempo. Mi sembra fuori dalle mie possibilità... non mi sono mai negata tanto a lungo la possiblità di farmi compiangere, se non aiutare. E se prima ero convinta che la situazione si sarebbe sbloccata col tempo, e ci pensavo quasi con rammarico, ora so che il problema è diventato cronico, e che non me ne libererò affatto facilmente.
Non so come faccia la gente normale a convivere, quotidianamente, con le proprie sconfitte e col peso di non condividerle. Comincio anche a capire la funzione di un Dio, in tutto questo, a cui appellarsi e dal quale sentirsi, se non assolti, rincuorati. Ma cosa c'è di buono nel parlare con un referente muto? Magari proprio questo: il tacito assenso, da cui la tacita comprensione. Niente frasi di circostanza, niente pacche sulle spalle, niente pietà, niente patetismo: solo un Cristo morto, con la testa reclinata, ad ascoltare paziente, convinto della sua superiorità a queste sciocche frivolezze umane, che ci rendono così distanti da lui, e per questo così amabili. Come un cucciolo che continua ad abbaiare quando lo lasci a casa solo... ma a cui non si può smettere di voler bene.
Sto divagando. Non so neanche esattamente cosa volessi dire. Non mi va di parlare di niente, perchè niente va come programmo o come vorrei programmare -perchè diciamocelo, non faccio neanche finta di programmare qualcosa-, galleggio su un mare di sottintesi, e di leggeri scrolloni della testa: altro non riesco a fare. Altro non posso fare, nonostante... No, non è vero che non posso. Non voglio. Neanche: non sono in grado.
Ecco, sì: non sono in grado di modificarmi, neanche di una virgola. Ed io sarei la cinica? Io sono un'inguaribile, totale, onnicomprensiva ingenua, che fa finta di conoscere la cattiveria del mondo per avere una buona scusa pur di non affrontarlo. Sul menù a lato ho scritto onestà: la chiamo così per darmi un pò di arie, un pò di coraggio, ma la mia è pura e semplice ingenuità. E questo mondo non è fatto per me, decisamente.
Questa cosa qui la so da anni, però. Shigata ga nai, ne?
Chiuso dentro ad un barattolo, sono stato chiuso in un barattolo, per vent'anni e trentamila secoli, di qua di là di qua di là...
Spooky
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