Arrivo.
Cioè, no, mi dispiace.
Cioè, avete capito male.
Ricomincio.
Salve a tutti, miei modesti ed inverosimilmente pazienti lettori. Vi chiedo scusa per questa prolungata ed ingiustificata assenza. Che poi è ingiustificata per voi, perchè io le mie giustificazioni le ho. Sì, sono sempre le solite. Sì, il tutorato, la tesi, la stanchezza, il coro (per la cronaca, ieri abbiamo sostenuto la peggior interpretazione canora da che io ho memoria), le solite cose di routine.
Alla fine, un paio di minuti si trovano, è vero, se vado proprio a cercarli... ma cercarli richiede tempo, che non ho e non voglio avere. Ho scoperto oggi con mia sorpresa -no, non ridete, davvero, è stata una sorpresa- che sarebbe un bene per me non avere tempo di pensare. Agitarmi meccanicamente, continuare a muovermi, imperterrita... perchè se mi fermo piango. In senso metaforico e concreto, piango. Penso, e pensare mi porta inevitabilmente a sanguinare. Non so dirvi perchè, ma è una cosa che succede. Cioè, oggi ho i miei motivi, domani ce ne saranno altri. E se non ce ne saranno... me li inventerò, perchè sono fatta così. Comunque, piangerò. Allora, visto che le lacrime mi mettono sempre addosso una malinconia pesante che non riesco a scollarmi dalle spalle se non con un sommo sforzo e di norma una nottata leggermente agitata, mi ritrovo a concludere che preferirei non avere neanche il poco tempo che ho.
Il fatto è che è impossibile: posso occuparmi tutte le ore, tutti i minuti... ma ci sarà sempre un attimo prima di dormire, un attimo appena sveglia, in cui mi ritroverò a pensare. E' vero, sono pochi istanti. Si potrebbero considerare come nulli. Ok. Ma c'è la doccia. Avete presente? Quel parallelepipedo antiestetico in cui entrate per lavar via qualsiasi cosa, per purificarsi dal mondo ed allontanarne il grigiore per qualche altra ora. Ecco, quella lì. Io, lì dentro, con o contro la mia volontà, devo entrarci. E di norma ci resto almeno una ventina di minuti, tra il doppio shampoo, il balsamo, la pettinata veloce, ed il bagnoschiuma.
...si capisce, vero, che ho appena finito una di queste fantomatiche docce?...
Del resto non ho voglia di parlare. Mi sembra di ripetere come un trenino elettrico sempre lo stesso percorso, le stesse parole, gli stessi gesti, e mi pare assurdo colorare sempre tutto del mio allucinante colore egocentrico e vittimista.
Domani in compenso arriva Shyan. Di certo mi tirerò su il morale domani mattina (sono solo molto stanca, ma con uan sana dormita passerà tutto... non è così che mi mento tutte le sante volte?), e con lei accanto, come di norma, ogni cosa acquista un senso. Certo, perchè averle vicine, le persone care, è un pò come andare sul Tornado Blu: c'è chi lo fa e si diverte, e chi guarda da sotto, perchè non ha mai provato, ma + certa che vomiterebbe anche l'anima. Certissima, come che quella telefonata non arriverà: ci sono cose che uno da sempre.
Avete mai provato una sensazione persistente?
Non lo so, per esempio... la sensazione di essere solari, o socievoli. Meglio: magari la sensazione di star sempre bene in compagnia, di qualsiasi compagnia si tratta. Ho fatto questo esempio ispirandomi ad una persona che conosco. Ecco, io ho una sensazione persistente.
Mi accompagna da quando avevo tredici anni. Neve (il mio gatto di paluche, che ho comprato alla veneranda età di cinque anni) è stata la prima a notarla, chissà che faccia avrò fatto. Magari, perchè a tredici anni avevo il viso da neonata e due occhi bellissimi e pieni di vitalità solare, avrò corrucciato la fronte, aggrottato le sopracciglia. Vorrei poter tornare indietro e guardarmi, mentre un nuovo amico si affaccia nel mio panorama di peluche e scatole di Mon Cherì vuote, di Pachaontas trovate in un dei massimo tre Happy Meal della mia vita, di tappeti indiani che in realtà erano zattere, barche, rifugi sicuri...
A volte mi chiedo dove vadano a finire, le bambine, quando improvvisamente si accorgono di avere accanto una presenza nuova, che forse si chiama adolescenza, forse futuro, forse crescita. La mia, di presenza, aveva un nome che adesso mi suona familiare.
Ho creato aspettativa?...
In realtà non volevo. Non lo so, in effetti, che volevo. Immagino solo raccontarmi, come faccio nei dannati momenti liberi che ho. Non mi andrebbe neanche di concludere la storia, ora che siete così curiosi. E non per sadismo, solo perchè in realtà non volevo creare una storia... volevo solo sfogarmi un pò. Invece sembra sempre -ed immagino che sia realmente così- che io venga qui per farmi consolare, per farmi battere una mano sulla spalla e sentirmi dire "povera Valeria, così dolce, così carina, così perfetta, ed il mondo brutto e cattivo che si accanisce su di lei!".
Non voglio questo. Questo lo faccio da me, senza bisogno di aiuto.
Ah, la fine della storia? Scusate, stavo dimenticando. Ecco la fine.
I soli - Giorgio Gaber (1987)
I soli sono individui strani
con il gusto di sentirsi soli fuori dagli schemi
non si sa bene cosa sono
forse ribelli forse disertori
nella follia di oggi i soli sono i nuovi pionieri.
I soli e le sole non hanno ideologie
a parte una strana avversione per il numero due
senza nessuna appartenenza, senza pretesti o velleità sociali
senza nessuno a casa a frizionarli con unguenti coniugali.
Ai soli non si addice l'intimità della famiglia
magari solo un po' d'amore quando ne hanno voglia
un attimo di smarrimento, un improvviso senso d'allegria
allenarsi a sorridere per nascondere la fatica
soli, vivere da soli
soli, uomini e donne soli.
I soli si annusano tra loro
sono così bravi a crearsi intorno un senso di mistero
sono gli Humphrey Bogart dell'amore
sono gli ambulanti son gli dèi del caso
i soli sono gli eroi del nuovo mondo coraggioso.
I soli e le sole ormai sono tanti
con quell'aria un po' da saggi, un po' da adolescenti
a volte pieni di energia a volte tristi, fragili e depressi
i soli c’han l'orgoglio di bastare a se stessi.
Ai soli non si addice il quieto vivere sereno
qualche volta è una scelta qualche volta un po' meno
aver bisogno di qualcuno, cercare un po' di compagnia
e poi vivere in due e scoprire che siamo tutti
soli, vivere da soli
soli, uomini e donne soli.
La solitudine non è malinconia
un uomo solo è sempre in buona compagnia.
Buona serata a tutti, gente.
Spooky
Cioè, no, mi dispiace.
Cioè, avete capito male.
Ricomincio.
Salve a tutti, miei modesti ed inverosimilmente pazienti lettori. Vi chiedo scusa per questa prolungata ed ingiustificata assenza. Che poi è ingiustificata per voi, perchè io le mie giustificazioni le ho. Sì, sono sempre le solite. Sì, il tutorato, la tesi, la stanchezza, il coro (per la cronaca, ieri abbiamo sostenuto la peggior interpretazione canora da che io ho memoria), le solite cose di routine.
Alla fine, un paio di minuti si trovano, è vero, se vado proprio a cercarli... ma cercarli richiede tempo, che non ho e non voglio avere. Ho scoperto oggi con mia sorpresa -no, non ridete, davvero, è stata una sorpresa- che sarebbe un bene per me non avere tempo di pensare. Agitarmi meccanicamente, continuare a muovermi, imperterrita... perchè se mi fermo piango. In senso metaforico e concreto, piango. Penso, e pensare mi porta inevitabilmente a sanguinare. Non so dirvi perchè, ma è una cosa che succede. Cioè, oggi ho i miei motivi, domani ce ne saranno altri. E se non ce ne saranno... me li inventerò, perchè sono fatta così. Comunque, piangerò. Allora, visto che le lacrime mi mettono sempre addosso una malinconia pesante che non riesco a scollarmi dalle spalle se non con un sommo sforzo e di norma una nottata leggermente agitata, mi ritrovo a concludere che preferirei non avere neanche il poco tempo che ho.
Il fatto è che è impossibile: posso occuparmi tutte le ore, tutti i minuti... ma ci sarà sempre un attimo prima di dormire, un attimo appena sveglia, in cui mi ritroverò a pensare. E' vero, sono pochi istanti. Si potrebbero considerare come nulli. Ok. Ma c'è la doccia. Avete presente? Quel parallelepipedo antiestetico in cui entrate per lavar via qualsiasi cosa, per purificarsi dal mondo ed allontanarne il grigiore per qualche altra ora. Ecco, quella lì. Io, lì dentro, con o contro la mia volontà, devo entrarci. E di norma ci resto almeno una ventina di minuti, tra il doppio shampoo, il balsamo, la pettinata veloce, ed il bagnoschiuma.
...si capisce, vero, che ho appena finito una di queste fantomatiche docce?...
Del resto non ho voglia di parlare. Mi sembra di ripetere come un trenino elettrico sempre lo stesso percorso, le stesse parole, gli stessi gesti, e mi pare assurdo colorare sempre tutto del mio allucinante colore egocentrico e vittimista.
Domani in compenso arriva Shyan. Di certo mi tirerò su il morale domani mattina (sono solo molto stanca, ma con uan sana dormita passerà tutto... non è così che mi mento tutte le sante volte?), e con lei accanto, come di norma, ogni cosa acquista un senso. Certo, perchè averle vicine, le persone care, è un pò come andare sul Tornado Blu: c'è chi lo fa e si diverte, e chi guarda da sotto, perchè non ha mai provato, ma + certa che vomiterebbe anche l'anima. Certissima, come che quella telefonata non arriverà: ci sono cose che uno da sempre.
Avete mai provato una sensazione persistente?
Non lo so, per esempio... la sensazione di essere solari, o socievoli. Meglio: magari la sensazione di star sempre bene in compagnia, di qualsiasi compagnia si tratta. Ho fatto questo esempio ispirandomi ad una persona che conosco. Ecco, io ho una sensazione persistente.
Mi accompagna da quando avevo tredici anni. Neve (il mio gatto di paluche, che ho comprato alla veneranda età di cinque anni) è stata la prima a notarla, chissà che faccia avrò fatto. Magari, perchè a tredici anni avevo il viso da neonata e due occhi bellissimi e pieni di vitalità solare, avrò corrucciato la fronte, aggrottato le sopracciglia. Vorrei poter tornare indietro e guardarmi, mentre un nuovo amico si affaccia nel mio panorama di peluche e scatole di Mon Cherì vuote, di Pachaontas trovate in un dei massimo tre Happy Meal della mia vita, di tappeti indiani che in realtà erano zattere, barche, rifugi sicuri...
A volte mi chiedo dove vadano a finire, le bambine, quando improvvisamente si accorgono di avere accanto una presenza nuova, che forse si chiama adolescenza, forse futuro, forse crescita. La mia, di presenza, aveva un nome che adesso mi suona familiare.
Ho creato aspettativa?...
In realtà non volevo. Non lo so, in effetti, che volevo. Immagino solo raccontarmi, come faccio nei dannati momenti liberi che ho. Non mi andrebbe neanche di concludere la storia, ora che siete così curiosi. E non per sadismo, solo perchè in realtà non volevo creare una storia... volevo solo sfogarmi un pò. Invece sembra sempre -ed immagino che sia realmente così- che io venga qui per farmi consolare, per farmi battere una mano sulla spalla e sentirmi dire "povera Valeria, così dolce, così carina, così perfetta, ed il mondo brutto e cattivo che si accanisce su di lei!".
Non voglio questo. Questo lo faccio da me, senza bisogno di aiuto.
Ah, la fine della storia? Scusate, stavo dimenticando. Ecco la fine.
I soli - Giorgio Gaber (1987)
I soli sono individui strani
con il gusto di sentirsi soli fuori dagli schemi
non si sa bene cosa sono
forse ribelli forse disertori
nella follia di oggi i soli sono i nuovi pionieri.
I soli e le sole non hanno ideologie
a parte una strana avversione per il numero due
senza nessuna appartenenza, senza pretesti o velleità sociali
senza nessuno a casa a frizionarli con unguenti coniugali.
Ai soli non si addice l'intimità della famiglia
magari solo un po' d'amore quando ne hanno voglia
un attimo di smarrimento, un improvviso senso d'allegria
allenarsi a sorridere per nascondere la fatica
soli, vivere da soli
soli, uomini e donne soli.
I soli si annusano tra loro
sono così bravi a crearsi intorno un senso di mistero
sono gli Humphrey Bogart dell'amore
sono gli ambulanti son gli dèi del caso
i soli sono gli eroi del nuovo mondo coraggioso.
I soli e le sole ormai sono tanti
con quell'aria un po' da saggi, un po' da adolescenti
a volte pieni di energia a volte tristi, fragili e depressi
i soli c’han l'orgoglio di bastare a se stessi.
Ai soli non si addice il quieto vivere sereno
qualche volta è una scelta qualche volta un po' meno
aver bisogno di qualcuno, cercare un po' di compagnia
e poi vivere in due e scoprire che siamo tutti
soli, vivere da soli
soli, uomini e donne soli.
La solitudine non è malinconia
un uomo solo è sempre in buona compagnia.
Buona serata a tutti, gente.
Spooky
Grande Gaber...
RispondiEliminaPer il tuo pezzo decido per il no comment... vorrei mai che pigliassi il mio commento per un pat pat... meglio un bel silenzio!
Io in silenzio... ceeeeerto
e gli asini volano :-P
Non ho mai visto shreck, quindi non so se ciuchino voli o meno :-P
Buonanotte!
L'ultimo distico di Gaber mi fa impazzire.
RispondiEliminaMe lo sono ripetuto mille e millevolte nei miei momenti peggiori... te lo ricordi, sì?
Ecco, mi dicesti una cosa che ora ti giro, perché la sento tanto mia quanto tua "sei fantastica. Vuoi dare un'immagine di te chiusa e tenebrosa, e invece sei bella per la tua solarità". Suonava più o meno così, ce l'ho sull'altro cell e non posso controllare... però suonava così.
Enjoy.
Diceva così?...
RispondiEliminaNon lo ricordo, ma mi fido di te. Tu... tu sei così davvero. Io... ho solo troppe manie di grandezza. Ma passano. Un abbraccio...
Certo che passano.
RispondiEliminaTutto passa.